Vita Cristiana

Pubblicato il 26 Settembre 2016 | di Redazione

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Papa Francesco ha sete di pace

Le campane hanno suonato a festa in tutte le chiese di Assisi, perché lo scorso 20 settembre il Papa Francesco, nella Giornata della preghiera per la pace che ha chiuso l’evento interreligioso organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla diocesi di Assisi e dalle Famiglie Francescane, si è recato ad Assisi dopo 30 anni dal primo raduno voluto da Giovanni Paolo II. I leader religiosi si sono riuniti per lanciare un messaggio di pace.

Ad accogliere Papa Francesco c’erano centinaia di esponenti religiosi: sciiti, sunniti, ortodossi di varie chiese, scintoisti, evangelici etc. Mancavano solo i buddisti tibetani. Ognuno di loro ha pregato in luoghi differenti, mentre i cristiani si sono riuniti nella Basilica Inferiore di San Francesco per una preghiera ecumenica, durante la quale sono state accese delle candele per tutti i paesi in guerra nominati. Il dialogo tra le religioni dunque viene visto come un elemento fondamentale per la risoluzione dei conflitti. Il Papa non è andato per fare spettacolo, ma insieme a tutti i cattolici, i cristiani, i credenti, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, di qualsiasi religione  vuole  pregare per la pace, giacché il mondo è in guerra e soffre. La guerra è lontana?”, si è chiesto il Papa. “No. E’ vicinissima”, perché “la guerra tocca tutti“, “la guerra incomincia nel cuore”.  La guerra, la disumanità di una bomba che esplode facendo morti e feriti, tagliando la strada “all’aiuto umanitario” che non può arrivare a bambini, anziani, malati, è solo opera del “maligno” che “vuole uccidere tutti“. Per questo, è necessario pregare, anche piangere per la pace, tutte le fedi unite nella convinzione che “Dio è Dio di pace”.

La riflessione di Papa Francesco parte dall’indifferenza, «la grande malattia del nostro tempo». Noi desideriamo dar voce insieme a quanti soffrono, a quanti sono senza voce e senza ascolto. Essi sanno bene, spesso meglio dei potenti, che non c’è nessun domani nella guerra e che la violenza delle armi distrugge la gioia della vita». Francesco mormora: «Noi non abbiamo armi. Crediamo però nella forza mite e umile della preghiera. In questa giornata, la sete di pace si è fatta invocazione a Dio, perché cessino guerre, terrorismo e violenze».E sempre nell’omelia a Santa Marta il Papa ha invitato a provare vergogna: “Mentre noi oggi preghiamo, sarebbe bello che ognuno di noi senta vergogna. Vergogna di questo: che gli umani, i nostri fratelli, siano capaci di fare questo. Oggi giornata di preghiera, di penitenza, di pianto per la pace; giornata per sentire il grido del povero. Questo grido che ci apre il cuore alla misericordia, all’amore e ci salva dall’egoismo”. Quindi, questo il discorso di Papa Francesco, seguito dalla lettura di un Appello di pace, poi consegnato ai bambini delle varie Nazioni, un momento di silenzio per le vittime delle guerre, la firma dell’Appello di pace e l’accensione di due candelabri, infine lo scambio della pace.

Nel tardo pomeriggio, il Santo Padre si è messo in viaggio per tornare in Vaticano. Un giorno provvidenziale, un giorno che dice molto del suo pontificato, della chiesa cattolica, e del rapporto tra religioni e il mondo di oggi. Se quello di papa Wojtyla era un mondo in cui la religione si presentava come avvocato della libertà e dei diritti umani. Era una chiesa in cui il ruolo degli attivisti democratici cattolici (come in Polonia e nelle Filippine) e cristiani non cattolici (come in Sudafrica) prometteva una nuova alleanza tra chiese e una certa idea di cittadinanza e civilizzazione. Ma gli ultimi anni di storia globale ci raccontano una storia diversa. Il compito di Papa Francesco è molto più difficile perché è chiaro che la religione non è soltanto parte della soluzione, ma anche parte del problema. In questo senso, lo spirito dell’incontro di Assisi non è più soltanto una delle tante scelte possibili nel menu della chiesa cattolica e del papato oggi: quello che nel 1986 era profezia della chiesa al mondo, nel 2016 è diventata un’autodifesa della chiesa da quello che la religione sembra essere diventata. Ecco perché Assisi è diventata una delle icone del mondo religioso contemporaneo.

Per ascoltare il discorso conclusivo di Papa Francesco dell’Incontro di preghiera per la pace ad Assisi clicca qui.

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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