Società

Pubblicato il 15 Marzo 2016 | di Redazione

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Dare un senso alla sofferenza

Tre suicidi in meno di due mesi nel territorio ibleo: l’ultimo a Ragusa, mentre prima si erano tolti la vita un ragazzo di Modica e una mamma di Ispica.

Si contano poi almeno una mezza dozzina di tentati suicidi sempre dall’ inizio del 2016.

Cosa sta succedendo?

Questi eventi tragici scuotono l’intero territorio ibleo, dove pare ci sia un malessere sociale, familiare e personale più diffuso che altrove. Tutto ciò ci deve fare riflettere, anche perché Ragusa, con 7.4 casi su 100 mila abitanti, è il secondo territorio siciliano dopo Enna con il più alto numero di suicidi. I numeri offrono solo una prospettiva. Parziale. Dietro ogni caso c’è una persona, una storia, una sofferenza, una debolezza che solo in un istante diventa forza che distrugge e annienta.

Le cause sono molteplici e non dobbiamo nasconderci dietro la crisi economica, perché questa è solo l’ultimo tassello di una crisi ben più profonda. Certo è che sono quattro volte più numerose le morti di suicidi di uomini rispetto alle donne. Purtroppo il suicidio è diventato la dodicesima causa di morte nel mondo, che colpisce un po’ tutte le fasce di età.

Se questo fenomeno è in continua espansione bisogna cercare di limitare i danni e invitare tutti al dialogo cercando di colmare questi vuoti di tristezza.

Vorrei richiamare a questo riguardo, una riflessione di Papa Francesco sulla sofferenza: «Possiamo cercare di limitare la sofferenza, ma non possiamo eliminarla. Proprio là dove gli uomini cercano di sottrarsi a tutto ciò, scivolano in una vita vuota. Non è lo scansare la sofferenza che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettarla dandogli un senso».

 

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"Insieme" esce col n° 0 l'8 dicembre del 1984. Da allora la redazione è stata la "casa di formazione" per tanti giovani che hanno collaborato con passione ed impegno.



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