Dove non arriva la Politica supplisce “l’inventiva” di Ragusa !
Da un po’ di tempo vado riflettendo sul tempo che scorre a Ragusa lasciandovi segni vistosi, buche a ripetizione, segni fatali di decadenza ma anche segnali evidenti, sia nelle strade materiali che in quelle informatiche, di un bisogno diffuso di maggiore e più sicura convivenza cittadina.
C’è in atto una aspettativa, nei giornali locali (in stampa e online), di una fase di bene comune prossimo venturo. Ne sono riprova le iniziative degli ambienti cattolici e laici: in particolare, le Aggregazioni Laicali diocesane, il MEIC (gli intellettuali cattolici!), il Centro dei servizi culturali e il Feliciano Rossitto nelle sue articolazioni (biblioteca, centro studi, convegni…).
Le Organizzazioni Giovanili e gli oratori cattolici sono un importante riferimento culturale, formativo e ricreativo. In generale, un universo complesso di società cerca di produrre risposte nuove e forti, laddove sono rimaste mute e inascoltate le domande di fondo e di prospettiva.
Senza dubbio le nuove generazioni spingono le poche realtà culturali originali e vive a ridisegnare la pianta contemporanea della NUOVA Ragusa in termini di riscrittura della vita comune diurna e notturna, di creazione di nuove e adeguate infrastrutture viarie, inventando e sperimentando un trasporto nuovo e più celere, pubblico urbano.
C’è nell’ aria un clima preelettorale di propaganda ma c’è anche un inizio genuino e importante di programmazione di eventi culturali di ampio respiro e di prospettiva (come il Festival Nazionale Ibleo di filosofia politica tenutosi lo scorso dicembre a Ragusa Ibla).
Bisogna dire che non sono adeguatamente protetti, tutelati e sostenuti i beni culturali istituzionali né quelli ecclesiastici per una fruizione strutturata e permanente.
Era stata promessa una facilitazione della democrazia partecipata ma sino ad ora non è stata allargata né l’adesione, né il coinvolgimento sistematico del popolo della complessa Società ragusana, fatta di nativi e di immigrati. Come nel passato, solo una ristretta èlite e solo una piccola quota di famiglie è stata coinvolta. Si dirà che non è facile “governare Ragusa ” di questi tempi e con le poche finanze erogate dai centri di governo regionale, centrale ed europeo.
Tempo fa Mimì Arezzo, l’indimenticabile frequentatore delle bellezze e delle virtù di Ragusa e dei ragusani, aveva pubblicato una collana di buoni libri sull’obiettivo utopico di AMARE RAGUSA. Onore al Merito di un Galantuomo! É chiaro che si ama solo ciò che si conosce bene, ma e anche vero che spesso amiamo non solo le nostre radici ma anche e soprattutto l’idea e il progetto di una RAGUSA da Amare. Si ama la città come la patria dalla quale è partita la nostra esistenza e nella quale si vorrebbe vivere e tornare con i propri affetti e “respirare la buona aria della città immersa nella campagna con gli alberi di Carrubo e i monumentali “mura a ssiccu”, guardiani instancabili delle mucche, dei cavalli e degli armenti… del sole che sorge, della luna che brilla alta nel firmamento, con il corteo delle stelle “bivacchi dei Beati”…
Se guardiamo la nostra città in questo periodo ci viene spontaneo vedere e constatare l’antica follia e l’amore solito dell’avventura, ma non certo la saggezza della buona “prassi aristotelica” delle virtù civiche di bene comune e di relazionalità corresponsabile. Indico due soli esempi emblematici e paradigmatici della politica al tempo della dimenticanza e della difficile transizione.
DUE ESEMPI
Il primo riguarda il desiderio dei ragusani di poter disporre di un piccolo “raccordo anulare” di rapido collegamento <in entrata e in uscita> da Quartiere CROCE sino alla fine di via Risorgimento verso la strada “ro piriculo!”, la vecchia strada per IBLA e per MODICA. La Politica non è riuscita a progettarla e a programmarla o ha ritenuto che è meglio affidare cose complicate alle amministrazioni che subentreranno. I ragusani di senno e ingegno hanno “inventato” una loro piccola autostrada urbana: venendo da Modica all’altezza del primo distributore di benzina nell’ingresso cittadino, e girando a sinistra a salire, si arrampicano e corrono da ogni parte per raggiungere trivio cucinello e da lì, superando il Carcere, pervenire al Quartiere segnato dalla Croce di ingresso a Ragusa .
È evidente che, non essendo il tratto “de quo” sistemato con una segnaletica di scorrimento, questo sentiero a serpentina è diventato pericolosissimo per l’esistenza di una giungla di percorsi “soggettivi” e arbitrari, per cui l’esito è diventato sicuro per chi è fortunato e disinvolto nella guida al mattino o alla sera (è un budello a quattro corsie: una per salire, di contro una per scendere, una per posteggiare comodamente e un’altra per inserirsi in qualsiasi modo dalle stradine laterali, dove non ci sono precauzioni di sorta!).
L’ altro esempio è singolare e stavo per dire “esilarante” e riguarda il destino di Piazza Libertà (ex Piazza IMPERO!). È in corso di costruzione e di sistemazione un’opera “imperiale” di trasformazione della grande e bella Piazza in una abnorme e grande ROTATORIA, che forse era stata pensata per un velodromo o per l’autostrada verso Marina di Ragusa…. Se avrete l’occasione di vederla restate a bocca aperta, perché è scomparsa la GRANDE PIAZZA e abbiamo nel sito una ROTATORIA da CIRCO EQUESTRE, ma il guaio è che non si capisce dove è il grande traffico per cotanto impegno economico e logistico. Infatti, dal PONTE NUOVO non viene molto traffico, da viale Ten. Lena nemmeno, dai Cappuccini neanche, da viale Del Fante neppure…. Ci sarà una magica sorpresa ….. Spunterà che la ROTATORIA GIGANTE serve per arrivare dal…..CIELO e….
…Intanto l’unico effetto sicuro e “non razionale” è la morte di un luogo “cittadino” grande e bello, con attività commerciali, culturali e istituzionali che piangono la fine… D’altra parte, se con la vostra automobile vi inserite in questo gigantesco GIOCO dell’OCA non vi potete nemmeno fermare agevolmente e raggiungere il parcheggio nelle strisce pedonali a pagamento. E vi chiederete: a chi e per che cosa serve quest’opera? Se non trovate la risposta, mandatelo a dire al nostro acuto progettista e a chi lo ha incaricato di fare questa offesa e questo scempio del decoro pubblico con tanta insania.
Può darsi che mi sbagli. Spero di essere confutato nel nome di una Ragusa da AMARE.
Professore Nicastro, apprezzo il suo articolo, in generale. Le parlo da ragusano emigrato, amante della propria terra. Sinceramente però sul suo spunto in merito alla rotatoria di piazza Libertà, ex piazza Impero, resto fortemente perplesso. Leggo (da lontano) prevalentemente nei social lo stesso disappunto, la stessa derisione avverso il progetto della rotonda. Altrettanto sinceramente, dalla foto che va per la maggiore (ad esempio pubblicata da RagusaNews), non c’è possibilità alcuna di sbagliarsi in quanto al fatto che lì ci sia solo cemento. Attualmente, anzi, storicamente, è una piazza quasi inutile se non al passaggio delle auto o al parcheggio di esse. Curioso che i detrattori sostengano pazzia nel “pensare di aggiungere cemento”. Mah. Piuttosto io dentro quei cerchi e triangoli provvisori vedo solo verde da inserire. Non è questione di rilevanza del flusso di traffico. E’ semplicemente orribile. Benissimo l’idea della rotatoria. C’è chi vuole panchine e parco. Bene, vada al parco. Forse che questi pensino di chiudere alle macchine un punto di passaggio comunque nevralgico della città? Non credo. Ce lo vedo uno seduto nella panchina a rilassarsi con le macchine che gli passano a due metri. Piuttosto, se si intende valorizzare seriamente la piazza si proponga la rimozione ulteriore dei parcheggi delle strisce blu (una volta sosta delle Corriere), e lì siano creati dei giardini. Per inteso, qui si parla della piazza, non di destinazione dei fondi ad altri usi. E allora parliamo della piazza. Ma c’è poco da fare: tutti a sparare a zero contro la qualsiasi, e contro qualsiasi cambiamento. Assomiglia, non certo il suo, ma il tono dei commenti dei più, a quell’inveire contro la pedonalizzazione di parte della via Roma, altro posto nel tempo divenuto orribile che adesso ha dato un parziale senso al centro storico della Ragusa superiore, che in quanto tale non è certo legittimato dal commercio. O ancora, alla piazza Duca degli Abruzzi di Marina, prima del rifacimento ugualmente priva di qualsiasi riferimento a una storia, se non quella dei ricordi di persone che l’hanno conosciuta e vissuta altrimenti. I ricordi personali, se non supportati da valore concreto, restino alle persone. L’egoismo conseguente di pretendere che sia “meglio lasciare così”, dovrebbe anche restare alle persone, senza impedire miglioramenti seri e reali per la collettività. Un pò di consapevolezza sulla costruzione delle proprie idee e pretese non guasta. Prima di influire e decidere sugli altri. Questo è il senso civico.
Davvero, più guardo quella foto più non capisco. Solo cemento e macchine. Ma tant’è.
Caro Concittadino,
ti ringrazio per la partecipazione al dibattito scaturito dalla mia
riflessione.Il mio punto di vista nello spirito non è dissimile da quello tuo.
Amiamo la nostra città nel suo valore complessivo di radici e storia ma anche
di IDEA di un futuro.Non si può dare in appalto “politico” senza parlare e
dialogare tutto(il positivo e il negativo!).Non si badi bene come intuizione
soggettiva ma come valutazione comune di merito e indicazione di sviluppo.Non
intendo certo arruolarmi alla mia età e identità al corteo di coloro che
concepiscono il futuro comune come il ritorno del passato ma nemmeno fra
coloro che ritengono il futuro una progettualità cieca della politica del fare
senza testimoniare ne consegnare una identità di RAGUSA NUOVA e MODERNA ma
anche BELLA e BUONA come hanno inteso fare i nostri predecessori.
Comunque il mio lavoro non riguarda solo la cornice o il contenitore,nè
banalmente una rotatoria ma il significato di questo automatismo degli atti
amministrativi che devono diventare “operativi” perchè sono stati finanziati.Il
denaro serve ma non è il fine di una vera Amministrazione.Dobbiamo pensare al
cuore e all’anima dei Ragusani,dei vecchi che ancora “sogniamo” di far
diventare (come ho scritto recentemente!) < u muru a ssiccu > bene culturale e
giacimento di lavoro e di lavori o come sostenevo nel passato di un
camminamento ecologico dalla ROTONDA verso la vallle e a salire nella Montagna
con l’intenzione di creare difronte un luogo di incontro e di ascesi. Il sogno
in questo caso non è nè sonno della ragione nè nostalgia del passato ma
nostalgia di un futuro preferibile su cui le generazioni dei ragusani devono
poter parlare,scrivere e dialogare.
Grazie ancora e spero di poterti incontrare in piazza LIBERTA’ a prendere un
buon caffè.
Luciano Nicastro