Pubblicato il 15 Settembre 2020 | di Mario Tamburino
0Il Meeting ha saputo sfidare la paura con uno sguardo di stupore e speranza
È stato il primo evento pubblico dopo il lockdown, deciso in piena pandemia, quando la paura del Covid sembrava dover paralizzare ogni iniziativa.
Il Meeting per l’amicizia tra i popoli nella sua Special edition 2020 sorprende, innanzi tutto, per il fatto che c’è e che da oltre quarant’anni perturba l’estate degli italiani con uno slancio di costruzione ideale che non ha eguali. Uno spettacolo di positività che, infine, non può non generare la domanda: cosa muove tutto questo?
«Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime» titola l’edizione 2020, e la citazione di Abraham Heschel sfida anche le categorie consunte che tentano di ridurre la logica del Meeting alla ricerca del potere politico ed economico. A muovere tutto è uno stupore ed è una speranza che permette di ripartire. Anche a Ragusa.
La Special edition di Marina di Ragusa si è svolta, dal 18 al 21 agosto, presso il Centro Pastorale Estivo di “Casa Bachelet”, in modalità “blended”, con incontri live o in differita da Rimini e Griller Fest finale, dal vivo, a Marina.
Ma chi sono i volontari “ambassador” del Meeting e cosa li spinge, nel pieno dell’estate iblea, a costruire gratuitamente un gesto del genere?
Lucia, insegnante in pensione e nonna a tempo pieno, ha persino rinunciato ad alcune ore con i nipo-tini in vacanza in Sicilia. «Quello che mi muove è l’amicizia con delle persone che offrono le loro energie, il loro tempo, perché attraverso di loro accada qualcosa di più grande di loro».
A Daniela, infermiera, appena iniziate le vacanze, la proposta di “lavorare” al Meeting sembrava un sacrificio, e invece, «la scoperta incredibile, che costruire questo luogo di significato e di incontro mi faceva vivere. Mi faceva respirare». Le fa eco Maria, bancaria: «Dentro l’abisso della pandemia, la proposta del Meeting è stata la scoperta che l’amicizia che costruisce il Meeting, qui a Ragusa, costruisce me. C’è un senso che mi fa superare la paura di essere sommersa dall’onda del contagio. C’è un’àncora, e io non affonderò».
Accanto a questa umanità sorpresa e sorprendente, ci sono gli incontri del Meeting in cui si scopre che Umberto Galimberti, sociologo e psicanalista tra i più noti, è stato allievo di Eugenio Borgna, maestro della psichiatria italiana e “innamorato” dello sguardo sull’umano che aveva don Giussani, e che entrambi, oggi, sono impegnati a combattere il nichilismo che divora gli adulti ancor prima dei giovani.
Ritorna la parola speranza nell’incontro con don Julian Carròn.
Una speranza che non nasce dall’ottimismo, bensì dalla meraviglia per ciò che si vede accadere nella realtà: il risveglio dell’umano là dove tutto cospirava contro di esso. “È un risveglio che accade non – come talvolta pensiamo – nonostante le difficoltà, ma proprio perché ci sono le difficoltà, e che ci costringono a trovare altre strade, altre possibilità, ad esprimere risorse nascoste, che altrimenti non emergerebbero”. Una ripartenza che accade nel rispetto scrupoloso di tutte le regole, eppure, con creatività e con speranza. Un luogo umano, quello del Meeting, in cui si intravede –afferma Maria Grazia – «un gusto di stare insieme indipendente dall’esito». È il mistero affascinante del Meeting, saper coniugare due parole impossibili agli uomini: gratuità e gratitudine.