Pubblicato il 30 Luglio 2022 | di Redazione
0La Chiesa di Ragusa, una sposa da accogliere, amare e servire con lo stesso amore di Cristo
Ad un anno di distanza dal coinvolgente e partecipato evento dell’ordinazione episcopale e dell’insediamento in Diocesi del nostro vescovo Giuseppe, ricordo ancora le parole tenere e piene d’amore che egli, concludendo il suo discorso, ha rivolto alla Chiesa di Ragusa, sua nuova sposa: “con la grazia di Dio, prometto di essere fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarla e onorarla per tutti i giorni della mia vita”. Questa dichiarazione d’amore ci ha riempito il cuore di commozione e di gioia: ci siamo sentiti amati e scelti.
Il vescovo Giuseppe ha ricevuto in dono una Sposa da amare e servire con lo stesso amore di Cristo. E’ un compito arduo quello di “rivivere” l’amore sponsale di Cristo nei riguardi della Chiesa sposa, con l’intimità della preghiera e la donazione di sé a tutti e mediante un perseverante amore che non si stanca di promuovere l’unità nella carità. Per essere sostenuto in questa missione, mons. La Placa ha chiesto la preghiera e la collaborazione di tutta la Comunità diocesana.
Fin dai primi giorni, il nostro Pastore ha voluto donare la sua attenzione ai presbiteri, alle comunità parrocchiali e agli ultimi, facendosi prossimo a ciascuno e cercando di conoscere le diverse realtà della nostra Diocesi.
La prima attenzione il Vescovo l’ha riservata ai presbiteri, suoi primi collaboratori, per conoscerli personalmente e per proporre loro un cammino formativo, partendo dalla rilettura del documento conciliare Presbyterorum Ordinis, fondamentale per la spiritualità e l’identità presbiterale, in quanto indica nella relazione personale ed intima con Cristo il nucleo dell’essere sacerdote.
Questo primo anno di episcopato ha coinciso con i primi passi del Cammino sinodale, che grazie anche alla spinta del nostro Vescovo, ha avuto in diocesi un “intenso e pressoché unanime” coinvolgimento da parte delle comunità parrocchiali e degli ambienti di vita, e ha “riacceso entusiasmo e desiderio di partecipazione”, insieme alla volontà che la sinodalità diventi uno stile permanente dell’agire ecclesiale.
Ed è proprio sullo stile sinodale che il nostro Vescovo sta insistendo per favorire il camminare insieme dei presbiteri e delle loro comunità. L’esperienza sinodale, per mons. La Placa, deve diventare un’esperienza di “comunione e fraternità” diffusa e permanente, che metta in evidenza la realtà comunionale della Chiesa e la necessità di superare le chiusure e l’autoreferenzialità.
È finito il tempo della parrocchia autosufficiente, occorre entrare in rete con altre parrocchie. Non solo i presbiteri devono entrare in rete con altri presbiteri, ma anche le comunità devono entrare in rete con altre comunità perché l’evangelizzazione possa essere efficace. Questa, per il nostro Vescovo, è la sfida da accogliere: realizzare la “comunione di comunità”. Ciò implica confrontarsi, dialogare, pregare e progettare insieme per “collaborare in modo responsabile” e favorire, come ha affermato mons. La Placa nell’omelia del 15 luglio, “un’azione pastorale efficace e omogenea, dal respiro più ampio”.
Il Cammino Sinodale porterà molto frutto se sarà vissuto come “un evento di grazia e una primavera ecclesiale, che nella nostra Chiesa dovrà profumare della novità dello Spirito e della gioia di camminare insieme”(Omelia Mons. La Placa, 15 luglio 2022).
Ringraziamo il Signore per averci dato come pastore e guida il vescovo Giuseppe, con cui vogliamo camminare insieme e collaborare alla promozione di un’autentica “ecclesiologia di comunione”.
Sebastiano Roberto Asta