Attualità

Pubblicato il 2 Novembre 2023 | di Maria Teresa Gallo

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La salute un lusso per pochi?

Di male in peggio. Sulla sanità non è più solo questione di carenza di personale medico e paramedico, di liste di attesa senza fine, di file snervanti nei pronto soccorso e di guardie mediche che spesso rimangono scoperte, di riduzione dei servizi nei poliambulatori e chissà di cos’altro ancora potrebbe venire fuori. Quello che va sempre più emergendo è lo scollamento tra i bisogni di cura e assistenza dei malati e le non risposte a questi bisogni.  Adesso la mannaia si sta abbattendo anche sui disabili gravissimi. Da quel poco che è stato possibile capire, per loro non è più previsto accedere a servizi come fisioterapia e logopedia a domicilio. I loro bisogni pare cozzino con la politica di contenimento delle spese perché tanto non ci sarebbe “alcuna speranza di miglioramento” e di conseguenza non serve neanche tentare di alleviarne le sofferenze. In sostanza invece di prenderli in carico e seguirli nei loro bisogni, nella speranza di un barlume di vita dignitosa, si scarica tutto sulle famiglie che già patiscono di loro non solo e non tanto le difficoltà di prendersene cura, ma la pena di vederli soffrire senza poter far nulla.

Un altro aspetto che va emergendo sono le rimodulazioni nelle visite specialistiche che sembrano in certi casi fatte apposta per far lievitare i costi del ticket e creare ulteriore smarrimento e senso di frustrazione. Se vai dallo specialista per una visita, bisogna attenersi solo alla diagnosi riportata in ricetta. Se durante i mesi di attesa è sopraggiunto qualche nuovo acciacco o problema che riguarda sempre lo stesso specialista, bisogna rifare una nuova ricetta e prenotare, senza rendersi conto che in questo modo le liste di attesa possono solo allungarsi anche perché la disponibilità rimane invariata. Per una visita di controllo ginecologica completa sono richieste ben quattro distinte ricette: una per il pap test, un’altra per l’esame citologico, una terza per l’ecografia ed infine un’altra per la visita medica. I costi complessivi raggiungono quasi quelli di un privato, con la differenza però di accorciare i tempi e di non essere quindi costretti a girare per gli ambulatori oltre al fatto di non dover attendere i tempi delle prenotazioni.

Un altro aspetto sono i tempi con cui si interviene per l’acquisto o la sostituzione di un macchinario. Al poliambulatorio di Vittoria sono più di tre anni che manca il dentista sol perché non è stata ancora sostituita la poltrona dove far sdraiare i pazienti. Stessa cosa ad oculistica di Comiso con i pazienti che da diversi mesi vengono dirottati a Vittoria.

Non sappiamo se chi è preposto a questi compiti o chi decide d’autorità sia cosciente delle ricadute sui cittadini ai quali così facendo viene negata anche la prevenzione. Il contenimento delle spese dovrebbe prevedere una nuova riorganizzazione dei servizi, ma mai la soppressione o la riduzione o scaricare il peso sul personale oberandolo di lavoro e con il rischio di sbagliare. Anzi, bisogna attivare una volta per tutte la “presa in carico” dei pazienti affetti da patologie così da poterli seguire in tutte le fasi ed evitare i tempi di attesa per le prenotazioni e gli sballottamenti da uno specialista all’altro o da una città all’altra. Diversamente si nega il diritto alla salute a migliaia e migliaia di persone che non hanno la disponibilità economica di rivolgersi ai privati. La speranza è che il piano previsto per l’abbattimento delle liste d’attesa e la creazione delle case di comunità diano veramente un segnale di svolta. Avendo quasi toccato il fondo si dovrebbe solo migliorare.


Autore

Docente di italiano e storia e giornalista pubblicista, amante dello sport.



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