Politica

Pubblicato il 27 Gennaio 2015 | di Vito Piruzza

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Pensioni, quello che Salvini non dice…

La Lega ha raccolto le firme per diversi referendum, ma alla fine il quorum delle 500mila firme è stato raggiunto solo per una proposta di referendum, quella che propone l’abrogazione della famigerata legge Fornero, la disposizione che ha rinviato la pensione agli italiani mediamente di 5 anni e che ha “creato” una nuova categoria sociale di persone svantaggiate: gli esodati.

È indubbio che soprattutto proprio per non aver previsto un “paracadute” per coloro che avevano lasciato il lavoro sulla base delle vecchie regole questa normativa è risultata molto ingiusta e quindi a gran voce se ne è richiesta la modifica, anche se bisogna comunque riconoscere che anno dopo anno per coloro che con il vecchio sistema avrebbero raggiunto la pensione, una serie di interventi tampone hanno di fato disinnescato quella che sarebbe potuta diventare una bomba sociale. Questo effetto perverso della legge Fornero va sicuramente eliminato al più presto.

Detto questo però è anche doveroso dire che la riforma Fornero per un verso ha attutito, anche se con ritardo una forma di privilegio riconosciuto a coloro che avevano oltre 18 anni di contribuzione all’atto dell’entrata in vigore della riforma Dini e che continuavano a vedersi calcolata la pensione con il generosissimo e finanziariamente insostenibile metodo retributivo, per un altro verso ha dato risposta alla necessità di contenimento della spesa previdenziale che in Italia, proprio grazie alla generosità del vecchio sistema, è diventato negli anni un “buco nero” di risorse pubbliche che non possiamo più permetterci (basti pensare che al 2010 la spesa pensionistica in Italia incideva per il 15.3 per cento sul Pil contro una media Ocse dell’8.8 per cento).

La Lega ovviamente, intenta a cavalcare qualsiasi argomento ad elevata presa emotiva non si è fatta scappare l’occasione ed ecco la raccolta di firme …

Personalmente ho qualche perplessità sul fatto che la Corte Costituzionale giudichi ammissibile questo referendum, ma anche ammesso che ci si arrivi, quali sarebbero gli effetti dell’abrogazione?

Intanto la celebrazione del referendum dopo 4-5 anni di tappo darebbe la stura all’immediato pensionamento di decine di migliaia di persone creando un fabbisogno di risorse che metterebbe in crisi le finanze pubbliche, ma so benissimo che noi Italiani ci siamo sempre poco interessati delle esigenze del bilancio pubblico se, come appare evidente, siamo pronti a rimpiangere i “bei tempi” in cui la finanza allegra ha creato la voragine di debiti che ora siamo chiamati a pagare …

Ma c’è un altro effetto ancora più grave cui nessuno accenna e al quale non si fa mente locale perché siamo abituati a pensare la pensione in rapporto allo stipendio, e non come frutto dei contributi versati; in effetti ad oggi coloro che vanno in pensione fruiscono ancora del vecchio metodo di calcolo, ma fra qualche anno non sarà più così ed allora arriveranno i dolori!

Con il nuovo meccanismo introdotto dalla riforma Dini il calcolo dell’assegno pensionistico a regime verrà calcolato sul montante contributivo rivalutato intestato al lavoratore con un coefficiente di conversione in rendita  relativo all’età in cui si va in pensione, più giovane vai in pensione e, a parità di contributi accantonati, più bassa sarà la pensione (perché si presume che ne fruirai per più tempo).

Basti pensare che in atto il coefficiente di conversione per chi va in pensione a 63 anni è pari a 5.094 per cento mentre per chi va in pensione a 68 anni il coefficiente è 6.046 per cento, questi quindi, a parità di contributi accantonati, prenderà il 18.8  per cento di pensione in più!

A questo va  aggiunto che nei 5 anni in più di lavoro i contributi si sommano al montante contributivo e che con la conseguente rivalutazione solo questa differenza incide in un assegno pensionistico medio per 200/250 euro al mese …

Si capisce bene che per chi avrà il calcolo contributivo l’anticipazione di 5 anni della pensione abbatterebbe l’assegno almeno del 30 per cento con effetti significativi sulla stabilità del tenore di vita dei pensionati, soprattutto, in prospettiva, considerando quanto saranno leggeri gli assegni pensionistici di coloro che cominciano a lavorare tardi ed hanno anche periodi di vuoto contributivo.

E allora, a parte gli oramai pochi che continuano a godere del privilegio del calcolo della pensione con il metodo retributivo, non si capisce quale vantaggio sia personale che collettivo avremmo gli italiani dall’abrogazione della legge Fornero, andremmo in pensione qualche anno prima per vivere di stenti!

La Cgil nell’impeto della polemica antigovernativa che ha contraddistinto il braccio di ferro sul “jobs act” ha promesso l’adesione a questo referendum qualora dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale; la cosa mi ha francamente sorpreso e un po’ amareggiato, anche se immagino che sia frutto di un atteggiamento ritorsivo nei confronti del Governo più che adesione convinta.

Il vero problema è che il deficit di moralità della nostra classe dirigente non riguarda solo la eccessiva permeabilità alla corruttela, ma anche e soprattutto l’incapacità di assumere posizioni responsabili e tese all’interesse collettivo quando queste risultano impopolari; c’è invece una corsa stucchevole ad assecondare il populismo senza anteporre una visione strategica e soprattutto improntata al bene comune.


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