Pubblicato il 30 Marzo 2016 | di Mario Cascone
0Il fondamento più solido della nostra speranza
«Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. Non è qui: è risorto!» (Mc 16, 6): queste le parole dell’angelo rivolte alle donne che, il giorno dopo il sabato, si erano recate al sepolcro per completare i riti di sepoltura del corpo di Gesù. «Non è qui: è risorto!»: questo grido di gioia pasquale si è diffuso nell’intero universo, ha percorso tutte le strade della storia ed è giunto fino a noi. Esso è il grido della speranza che diviene certezza, il grido della letizia che riempie il cuore di ogni uomo, perché lo pone di fronte al grande evento del trionfo della vita sulla morte.
Cristo è risorto! Nessuno ha assistito all’evento del risorgere, che si svolge nell’intimità del dialogo trinitario. Ma il fatto è certo: la tomba è vuota, il lenzuolo sindonico è per terra, il sudario è ripiegato in un modo particolare. Sono tutti dettagli raccontati puntigliosamente dai Vangeli, a conferma della straordinaria importanza del fatto. Cristo è risorto: lo ha visto Maria di Magdala per prima, ma poi lo hanno visto anche gli apostoli, i discepoli di Emmaus, i discepoli sulla riva del lago di Tiberiade. Tommaso ha voluto mettere il suo dito nelle piaghe del Crocifisso risuscitato e si è prostrato dinanzi a Lui dicendo: «Signore mio e Dio mio!» (Gv 20, 28).
Anche noi vogliamo inginocchiarci davanti al Signore e professare la nostra fede nella sua signorìa. Anche noi vogliamo gridare come Giovanni, che lo riconosce risorto sulla riva del lago: «È il Signore!» (Gv 21, 7). Vogliamo riconoscerlo vivo e vero nello spezzare il pane, come i discepoli di Emmaus ed esclamare: «Davvero il Signore è risorto!» (Lc 24, 34).
Come Serafino di Sarov desideriamo annunciare a tutti: «Gioia mia, Cristo è risorto!». Questo sarà l’annuncio capace di salvare l’uomo di ogni tempo e di sottrarlo all’insignificanza, al grigiore, al dolore e alla morte. Questo sarà il fondamento più solido della nostra speranza e ci aprirà le porte dell’eternità, in cui lo vedremo “faccia a faccia” e goderemo per sempre della sua gloria!
Siamo portatori di quest’annuncio di speranza. Non possiamo e non vogliamo sottrarci alla missione che il Signore stesso ci ha affidato.