Pubblicato il 8 Febbraio 2019 | di Alessandro Bongiorno
0Senza cultura non c’è anima. L’esempio della nostra Chiesa.
Non c’è una sola ricetta per aiutare i nostri centri storici (e in questo caso il quartiere San Giovanni di Ragusa) a ritrovare quella vitalità che sembra appartenere ormai ai ricordi in bianco e nero. Si può, ad esempio, cominciare a guardare a modelli che vivono situazioni simili alla nostra ma le affrontano in modo diverso. In queste ricette, ad esempio, come ingrediente non può mancare la cultura.
Il centro di Ragusa è diventato più grigio anche quando ha smesso di essere, oltre al luogo del passeggio e dello shopping, il cuore di ogni iniziativa culturale. I cinema hanno chiuso e la multisala proietta i suoi film in una zona di aperta campagna, i teatri comunali (Tenda e Marcello Perracchio) si trovano in periferia, la biblioteca ha trovato locali più ampi e funzionali in un’altra parte della città, l’università ha rappresentato solo un fugace raggio di luce (e a Ibla fa ancora sentire quanto sia stata lungimirante quella scelta), il museo civico non riesce ad attrarre così come i suoi reperti e la sua storia meriterebbero.
Senza cultura, il quartiere San Giovanni offre ai ragusani e ai turisti solo qualche insegna (per i turisti tra l’altro il franchising di negozi tutti uguali e con la stessa merce è poco interessante) e tavolini dove poter consumare pizze, panini e pasti veloci. In altre realtà si è scelto, invece, di far rivivere il centro storico attraverso la cultura. Noto e Matera sono due esempi a cui una città come Ragusa potrebbe ispirarsi. A Noto importanti mostre d’arte ben si inseriscono nel contesto barocco suggellato dall’Unesco; Matera ha saputo far ancora meglio, sino a meritarsi il titolo di capitale europea della cultura.
A Ragusa le poche occasioni culturali che animano il centro hanno speso in comune la matrice ecclesiale. Le iniziative della Biblioteca diocesana e dell’ufficio per la Cultura; il museo della cattedrale con le sue mostre, le sue collezioni e le esposizioni permanenti; la recente mostra sui paramenti sacri della parrocchia di San Francesco al quartiere Cappuccini; il presepe vivente della parrocchia Ecce Homo. A questo va aggiunto lo straordinario esempio di urbanistica partecipata, animato dal professore Giorgio Flaccavento, nato all’interno dei Venerdì Insieme, anche questa occasione offerta alla città dai gruppi ecclesiali