Pubblicato il 15 Maggio 2019 | di Redazione
0La sete odierna di “spiritualità” tra pericoli e opportunità
Come ritrovare una relazione con se stessi, gli altri e Dio.
La vita spirituale costituisce l’elemento centrale, il fondamento su cui si costruisce e si regge il vissuto integrale della persona. Tuttavia a parlare di spiritualità, oggi, si rischia di essere un po’ approssimativi e vaghi, in quanto l’idea stessa e i significati a cui rimanda, oltre a possedere un’ampia area semantica, dipendono fortemente dall’esperienza soggettiva, legata alla sensibilità caratteriale, agli stati e stili di vita.
La vita nello Spirito – secondo la concezione cristiana – nasce dal dono di Cristo Risorto alla sua Chiesa e al mondo in una dinamica di perenne effusione, in quanto si origina dalla relazione divina che c’è tra la Persona di Dio Padre e quella di Dio Figlio. Sia il dono che la relazione in cui immette, non sono qualcosa d’immediato o di scontato, perché soggetti alle inevitabili forme di condizionamento sociale e culturale. In un contesto in cui la stessa persona appare frammentata dentro e fuori di sé, disorientata nel suo sistema di valori, fragile e insicura nelle scelte, fino a soffrire forme di ripiegamento in se stessa cedendo a indifferenza o edonismo, ci si chiede come ritrovare una relazione significativa con sé, gli altri e Dio.
La risposta non è certamente semplice. Si potrebbe, per cominciare, considerare come, a fronte di un nuovo che avanza, spazzando ciò che un tempo ha costituito radici profonde e fondamenti solidi di intere civiltà, si stia registrando una domanda di senso e una ricerca del “sacro” espressione di un insopprimibile grido interiore, a testimonianza di una perenne nostalgia di Dio, ovvero di quel senso ultimo su cui fondare l’esistenza. Tali fenomeni sono, al contempo, caratterizzati da uno scarso legame di tipo tradizionale o comunitario, mentre tendono ad accentuare la ricerca individualistica con soluzioni spesso pericolose e “settarie”. Ravvivare il senso di una ricerca di sé, a partire dalle antiche domande che hanno aperto le strade della verità, potrebbe costituire un ulteriore passo in avanti: da dove vengo? Chi sono? Ove dirigo i miei passi? Ciò significherebbe rientrare nel profondo di sé, sostare in ascolto dei movimenti impercettibili del cuore, cercare nel suo silenzio la voce dello Spirito chiedendo, invocando, provando a comprenderne i segni della presenza: crescere, cioè, in una consapevolezza sempre più autentica di essere abitati dalla presenza dello Spirito di Cristo Risorto. Tutto questo chiede un cammino di fede e di profonda conversione ed un’azione non facile di riordino della propria esistenza. La fede è un’esperienza concreta e reale che va costantemente sottoposta a discernimento, pertanto è indispensabile essere accompagnati da persone che vivono una sana vita spirituale e che la Chiesa pone come guide nel cammino cristiano, cammino che non è mai stato concepito in modo solitario, né tanto meno come un “fai da te”.
La bellezza di tale percorso non è tuttavia esente da pericoli o da illusioni, soprattutto perché in questo nostro tempo, le su accennate nuove forme di ritorno alla spiritualità non sono esenti da vecchie logiche di potere e di successo, che sanno entrare ed imporsi attraverso nuove dinamiche oscure e diaboliche, le quali molto spesso non trovano grandi forze di contrasto, ma il deserto esistenziale di vite fragili senza relazioni significative con quella triade fatta di sé, gli altri e Dio. Per questo motivo, bisogna essere molto vigili nella consapevolezza che la vita spirituale non è appannaggio personale di nessuno, tanto meno di qualche pseudo specialista del sacro, o di qualche gruppo di turno, che può presentare scorciatoie per facili emozioni o sensazioni “spirituali” rassicuranti; dietro le più buone intenzioni, si celano spesso tentativi subdoli di tenere la coscienza individuale addormentata e asservita.
In una forma più matura del cammino qui appena abbozzato, la persona dovrebbe giungere a rendere ragione della verità delle proprie scelte, la cui cartina di tornasole è senz’altro rappresentata dalla capacità di incidere nel tessuto sociale, di fermentarlo e di apportarvi quel bene che rimanda alla presenza di Dio nel cuore degli uomini e nelle fibre delle loro relazioni. Un bene che diventa giustizia, forza di contrasto contro le diverse manifestazioni di male, cammino di speranza e di rinnovamento profondo. Responsabilità, farsi carico dei problemi contro evasione dalla realtà.
La spiritualità, in conclusione, costituisce il patrimonio più prezioso di cui la Chiesa di Cristo si sostenta. Essa esprime la vita che nasce dall’intimo rapporto tra Cristo capo e ciascun membro del Suo Corpo.
Biagio Aprile