Da lavoratori in nero a imprenditori
«Lo sfruttamento nei luoghi di lavoro è un furto ai danni dell’anima di coloro che subiscono questa ingiustizia. È un furto che priva della dignità, del tempo e non solo del giusto guadagno economico». Con queste parole il vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa, ha esordito nella sua presentazione del progetto di agricoltura sostenibile “Nuove radici” in contrada Magnì a Ragusa. Il progetto è stato illustrato alla presenza del prefetto Giuseppe Ranieri, del questore Giusy Agnello, del presidente della Fondazione San Giovanni Battista di Ragusa, Renato Meli, in qualità di ente capofila, di Salvatore Maio di “Oxfam intercultura”, dei sindaci Giovanni Di Natale (Acate), Maria Rita Schembari (Comiso), Giuseppe Cassì (Ragusa), Francesco Aiello (Vittoria) e, in collegamento video del dirigente dell’Ufficio speciale Immigrazione della Regione Siciliana Michela Bongiorno.«Sono lieto – ha proseguito il vescovo – che questo progetto si realizzi in un luogo recuperato e ristrutturato proprio grazie a percorsi formativi simili a questo che si andrà a realizzare. Siamo lieti di mettere a disposizione questa struttura e i terreni della Diocesi per questa iniziativa. Per noi credenti il lavoro rappresenta la nostra cooperazione nel realizzare il progetto di Dio. Per questo motivo va sempre rispettato».
“Nuove radici” è un progetto che si propone di avviare al lavoro imprenditoriale cittadini stranieri già residenti in Italia ed emergenti da situazioni di sfruttamento lavorativo.
«Non credo tanto nei progetti in quanto tali – ha affermato Renato Meli, presidente della Fondazione San Giovanni Battista – quanto nei processi che possono innescare nel tempo dei reali cambiamenti proficui per il territorio. Noi, per quel che ci compete, ci stiamo impegnando affinché i diritti dei lavoratori siano rispettati secondo quanto dettano sia le leggi costituzionali sia la dottrina sociale della Chiesa. Con “Nuove radici” vedremo nascere due start up che i nostri formatori accompagneranno nelle varie fasi del percorso. Emergere dal lavoro nero, infatti, non è sufficiente se non siamo capaci di offrire a queste persone una alternativa valida per la sussistenza. Sono lieto della presenza e della partecipazione delle istituzioni e delle associazioni, di Oim, di Emergency, e di tutti coloro che a vario titolo sono intervenuti perché sono certo che qualunque risultato positivo lo si raggiungerà solo camminando insieme».
Il progetto viene portato avanti da una partnership composta dalla Fondazione San Giovanni Battista di Ragusa, “Oxfam intercultura” e “Terre senza frontiere”.
«Questo progetto lancia molte sfide – ha ricordato Salvatore Maio di “Oxfam intercultura” – perché punta a superare le logiche assistenziali a vantaggio della creazione di uno reale spirito imprenditoriale».
«Nuove radici – conclude Chiara Facello, progettista della Fondazione – vuole arrivare, appunto, alle radici di un problema grave quale è il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, per piantare un nuovo albero capace di dare buoni e duraturi frutti».