Attualità

Pubblicato il 26 Novembre 2022 | di Mario Cascone

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La guerra è una pazzia, tacciano le armi

Non è l’escalation militare che può condurre ad una soluzione,
ma il negoziato, la diplomazia, la sapienza mediatrice
di chi governa le nazioni e che è tenuto, per obbligo morale,
a rifuggire dalla violenza per imboccare la strada della pace

 

 

“Si vis pacem, para bellum” (Se vuoi la pace, prepara la guerra): questo antico assioma dello scrittore romano Vegezio afferma che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell’essere armati e in grado di difendersi, ovvero che la pace è qualcosa da imporre con la legge del più forte e che va mantenuta con la corsa agli armamenti e con la volontà di ingaggiare il conflitto non appena un certo equilibrio internazionale venga turbato. Dunque non è il ricorso al negoziato che assicura la pace o la ricerca di un nuovo ordine, ma il ricorso alle armi. Non ci vuole molto a capire che non ci siamo discostati da questa concezione “armata” della pace, come sta a dimostrare l’attuale stato di belligeranza della maggior parte delle nazioni e, soprattutto, la guerra derivata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che si conduce con l’uso di armi sempre più sofisticate da parte dei russi e con la difesa strenua da parte dell’Ucraina, aiutata con le armi donate da molte nazioni occidentali. Difficilmente in questo modo si giungerà alla pace.

Più volte Papa Francesco è intervenuto sulla guerra in Ucraina, implorando che tacciano le armi e regni subito la pace. Tutti infatti comprendono quanto sia pericolosa l’escalation di questo sanguinoso conflitto, che può arrivare anche all’uso di armi nucleari, mettendo così in pericolo l’intero pianeta. L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin ripropone la guerra nel cuore del vecchio continente europeo, ma di fatto fa entrare in fibrillazione i cittadini e i governi di tutte le nazioni, che, nel contesto del cosiddetto “villaggio globale”, avvertono come la guerra in Ucraina può trasformarsi velocemente in guerra mondiale. Da qui i ripetuti appelli di Francesco perché cessi la guerra e torni a regnare la pace.

Nell’Angelus del 2 ottobre scorso il Papa ha detto:«Mi affliggono i fiumi di sangue e di lacrime versati in questi mesi. Mi addolorano le migliaia di vittime, in particolare tra i bambini, e le tante distruzioni, che hanno lasciato senza casa molte persone e famiglie e minacciano con il freddo e la fame vasti territori. Certe azioni non possono mai essere giustificate, mai!». Non si può infatti trovare alcuna giustificazione per azioni militari che colpiscono la popolazione civile e le strutture di pubblica utilità come scuole, ospedali e orfanotrofi.

Il Papa continua: «È angosciante che il mondo stia imparando la geografia dell’Ucraina attraverso nomi come Bucha, Irpin, Mariupol, Izium, Zaporizhzhia e altre località, che sono diventate luoghi di sofferenze e paure indescrivibili. E che dire del fatto che l’umanità si trova nuovamente davanti alla minaccia atomica? È assurdo…». Francesco indica con chiarezza il gravissimo pericolo che incombe sull’intera umanità, nel momento in cui la Russia minaccia di fare ricorso ad ogni tipo di armi per conseguire i propri obiettivi. La minaccia atomica tiene in ostaggio l’intera popolazione mondiale ed attribuisce ai potenti delle nazioni un terribile potere distruttivo, capace di fare imboccare una strada senza ritorno.

«Che cosa deve ancora succedere? – si è chiesto Francesco – Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo una distruzione?». Da qui una vera implorazione da parte del Sommo Pontefice: «In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste, stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni». La strada dei negoziati è, secondo Francesco, l’unica percorribile per evitare l’orrore a cui  da mesi assistiamo e per garantire che ogni nazione possa salvaguardare la sua sovranità e integrità territoriale, ma soprattutto per rispettare il «sacrosanto valore della vita umana». Questo è ovviamente il valore più grande, che supera ogni altro vero o presunto valore che si voglia perseguire. Quest’appello il Santo Padre lo rivolge «in nome di Dio», ma anche «in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore», e quindi è valido anche per chi non crede in Dio, ma è comunque dotato di una coscienza in cui è vivo il richiamo al rispetto per la dignità di ogni uomo.

Francesco, infine, si rivolge in particolare a Putin e al Presidente dell’Ucraina: «Il mio appello si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte. D’altra parte, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace. A tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle nazioni chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation, e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo».

È evidente che molte responsabilità in ordine all’escalation della guerra risiedono in coloro che gestiscono il potere ed hanno la possibilità di fermare le ostilità, trovando gli accordi più opportuni per risolvere le questioni del conflitto. Non sono le armi che possono condurre ad una soluzione, ma il negoziato, la diplomazia, la sapienza mediatrice di chi governa le nazioni e che è tenuto, per obbligo morale, a rifuggire dalla violenza per imboccare la strada della pace.

Il Papa conclude il suo discorso con queste parole: «Per favore, facciamo respirare alle giovani generazioni l’aria sana della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia! La guerra in se stessa è un errore e un orrore! Confidiamo nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori, e nell’intercessione materna della Regina della Pace».

 

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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