Pubblicato il 2 Dicembre 2018 | di Carmelo Cuttitta, Vescovo
0La speranza che salva
Carissimi fratelli e sorelle,
a tutti e a ciascuno giunga il mio affettuoso abbraccio.
Vorrei soffermarmi con voi, all’inizio del tempo di Avvento e del nuovo Anno Liturgico, sulla Virtù della Speranza.
Lo scorso anno la mia riflessione puntava a mettere in risalto la Virtù della Carità, che esprime appieno l’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, a favore degli uomini e delle donne, che si abbandonano tra le braccia di Dio, Eterna carità.
- Accogliere la sfida della Speranza vuol dire voler essere veramente umani. Rinunciarvi è rinunciare alla vita. Benedetto XVI nell’Enciclica Spe salvi, “salvati nella speranza” (cf. Rm 8,24), affermava: “Solo se c’è in noi una speranza certa potremo dare senso alla vita e riusciremo a vivere i nostri giorni con un amore più forte di ogni possibile delusione o stanchezza, perché è “la vera speranza”.
Papa Francesco nell’ Enciclica “Evangelii Gaudium” si chiedeva: “Che cosa possiamo sperare? È questa la domanda con cui allora dobbiamo misurarci. Si tratta di un interrogativo che riguarda tutti, dal momento che tutti abbiamo bisogno di una speranza affidabile in virtù della quale affrontare il presente e costruire il domani”.
- La speranza è dono, non significa certo ignorare lo sforzo che essa esige: sperare non è la semplice dilatazione del desiderio, ma l’orientare il cuore e la vita a una meta alta, che valga la pena di essere raggiunta, che però è raggiungibile solo a prezzo di uno sforzo serio, perseverante, onesto, capace di sostenere la fatica di un lungo cammino.
- La Speranza è Qualcuno. La speranza non è qualcosa che possiamo creare e gestire con le nostre sole forze: la speranza è Qualcuno che viene a noi, trascendente e sovrano, libero e liberante. È quanto la fede cristiana riconosce avvenuto in Gesù Cristo, in Lui Dio si rivela come Colui che ha avuto tempo per l’uomo.
È Lui l’Atteso che viene: venuto una volta, ci ha offerto il dono della redenzione, accendendo in noi un’attesa più grande dello stesso compimento realizzato, quella del Suo ritorno nella gloria.
È questo il “kérygma”, la proclamazione gioiosa del Dio con noi, la cui rivelazione non è ideologia, ma parola che schiude i sentieri della vita che vince la morte. Perciò la fede nel “già” della prima venuta del Signore è inseparabile dall’attesa del “non ancora”, quando il Figlio tornerà nell’ultimo giorno e giungeranno a pieno compimento le promesse di Dio.
- La Speranza cristiana è desiderio e santa inquietudine, ricerca insonne del Volto divino rivelato e nascosto: l’aver conosciuto il Signore non esimerà nessuno dal cercare sempre più la luce della Sua Bellezza, accenderà anzi sempre di nuovo la sete dell’attesa. Il credente è, e resta in questo mondo un cercatore di Dio, un mendicante del Cielo, sulle cui labbra risuonerà la struggente invocazione del Salmista: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Salmo 27,8s).
La Speranza della fede parla perciò in modo speciale al cuore dei giovani aperti al futuro e audaci nel donarsi. Essa non è assenza di lotta o di passione, ma il vivere affidandosi al Dio vivente: la fede non è risposta tranquilla alle nostre domande, ma sovversione di molte di esse, ricerca del Volto desiderato, rivelato e nascosto. Crederemo nel Dio della speranza se continueremo a essere cercatori del Suo volto, guidati dal Figlio Gesù in un sempre nuovo inizio. Perciò, fede e speranza sono inseparabili. La speranza della fede è un continuo convertirsi a Dio, un continuo consegnargli il cuore, un sempre nuovo lasciarsi amare dall’Altissimo per cominciare ogni giorno, in modo rinnovato, ad amare Lui e il prossimo.
- Dobbiamo apprendere a sperare!
La speranza teologale è accogliere il Dio che viene, Colui che ha vinto e vincerà la morte, per il quale vale la pena di vivere, radicati e fondati sulle parole della Sua promessa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Benedetto XVI nella Spe salvi propone tre vie, capaci di aprirci al dono della speranza che viene a noi: la preghiera, la disponibilità a pagare il prezzo per realizzare la speranza e l’obbedienza al giudizio di Dio, misura di verità e di giustizia per ogni scelta e sorgente di senso e di bellezza per il cuore che l’accoglie.
La Preghiera è lo spazio in cui – lasciandosi amare da Dio – il cuore si apre alle sorprese del suo Avvento e si fa invocazione, desiderio, attesa. Chi più prega, più spera! Il servizio è la forma concreta dell’esodo da sé senza ritorno, che libera il cuore e lo educa ad amare l’altro, lasciandosi condurre dal Signore. Sotto il sole di Dio s’impara ad accogliere il Suo domani, vivendo il presente in un esodo sempre nuovo, motivato e sostenuto dalla Speranza.
- La speranza nei vari ambiti della vita.
Per imparare a sperare, come per imparare ad amare, occorre mettersi in gioco credendo, fidandosi e affidandosi, aprendo senza riserve le porte del cuore al Signore. La Speranza teologale è quella che ci fa “prigionieri” del Risorto, afferrati da Lui, che è la Speranza che non ci deluderà mai.
- La Speranza illumina tutti gli ambiti della vita di coloro che credono:
per i consacrati, è la speranza del Regno che dà senso pieno alla vita spesa con cuore indiviso per Dio, sommamente amato;
per i sacerdoti, è la speranza che fa spendere la propria esistenza per offrire a tutti il dono della riconciliazione, annunciando la Parola e spezzando il pane di vita eterna, guidando la comunità cristiana sui sentieri della verità e della pace;
per gli sposi, è la speranza che li unisce e li sostiene nella fatica dei giorni per mantenere vivo e fedele il patto nuziale;
per i genitori, è la speranza che li spinge ad aprirsi alla vita, generando i figli e accompagnandoli con l’impegno quotidiano della crescita e dell’educazione;
per i giovani, è la speranza che li porta a sognare un futuro di bellezza e a pagare il prezzo d’amore per realizzarlo, sogno così prezioso che Papa Francesco non esita a ripetere loro “Non lasciatevi rubare la speranza!”
per gli educatori, è la speranza che li nutre nel dedicarsi alla formazione delle nuove generazioni, in particolare nella scuola e nell’università;
per chi lavora, è la speranza che ogni lavoro onesto richiede per essere vissuto con dedizione e professionalità;
per chi vive con impegno la propria fede, è la speranza che motiva il dedicarsi al servizio del Vangelo nella comunità cristiana e nella società, oltre che quello vissuto nelle varie forme dell’associazionismo ispirato alla fede;
per chi ha il dono di relazioni amicali, è la speranza che fa accompagnare con attenzione e generosità gli amici;
per chi è impegnato nella carità, è la speranza che lo spinge a mettersi al servizio dei poveri e dei bisognosi, sostenendoli nel cammino con profondo rispetto della loro dignità;
per chi si impegna in politica, è la speranza che anima la sua azione al servizio del bene comune, intendendo l’agire politico come una delle forme più alte della carità.
Questa speranza risplende nella Croce del Risorto e inonda il cuore di chi lo accoglie nella propria vita.
- Chiediamo il dono della speranza.
“A Maria, Madre di Gesù e nostra, chiediamo di intercedere per noi perché possiamo sperare come Lei ha sperato, invocandola dal profondo del cuore come “madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra”.
Sia Lei a insegnarci la virtù dell’attesa, anche quando tutto appare privo di senso: lei che è stata sempre fiduciosa nel mistero di Dio, anche quando Lui sembra eclissarsi per colpa del male del mondo”. (Papa Francesco, Udienza Generale, 10 maggio 2017).
Possano realizzarsi in noi anche le parole dell’Apostolo Paolo: “II Dio della speranza vi riempia, nel credere, di gioia e di pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rm 15,13).
Donaci il Tuo Spirito, che diventi Egli stesso in noi desiderio e fede, speranza e umile amore. Allora Ti cercheremo, Signore, nella notte, vigileremo per Te in ogni tempo, e i giorni della nostra vita mortale diventeranno come splendida aurora, in cui Tu verrai, Stella chiara del mattino, per essere finalmente per noi il Sole, che non conosce tramonto, Amen.
Buon Avvento ricco di ogni bene.
Buon Natale
+ Carmelo Cuttitta