Cultura

Pubblicato il 11 Aprile 2019 | di Alessandro Bongiorno

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L’armonia tra le diversità. L’incontro tra il don e l’imam

Fraternità è stato il termine ripetuto più volte. Un concetto caro a San Francesco d’Assisi del cui incontro con il Sultano si è voluto celebrare l’ottavo centenario. La Cattedra del dialogo tra le Culture ha colto l’occasione per invitare attorno allo stesso tavolo don Gianni Colzani, docente emerito dell’Università Urbaniana di Roma, e l’imam di Agrigento, Abd al Hady Dispoto, responsabile della Comunità religiosa islamica italiana in Sicilia. Ne è venuto fuori un confronto ricco di spunti, alimentato dalla ricchezza del recente “Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, firmato il mese scorso ad Abu Dhabi, in Arabia Saudita, da Papa Francesco e dal Grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.

È emersa come una necessità l’incontro tra credenti, anche se di religioni diverse, per vivificare tanto l’Oriente quanto l’Occidente che soffrono dei mali della società contemporanea. I credenti possono aprire strade, come ha detto don Colzani, per trovare «l’armonia nella diversità». Per Colzani il nemico della fraternità non è chi professa un credo diverso ma «l’individualismo» che si nutre dell’indifferenza verso tutto che attiene alla sfera della persona e della comunità. «Purtroppo – non ha nascosto – ho timore perché questa Italia, che spacciamo per cristiana, non lo è più da tempo. I cristiani siamo rimasti in pochi».

Il «dovere della fratellanza» è stato anche rilanciato dall’imam Abd al Hady Dispoto che ha ricordato come l’islam «condanni e ripudi con forza gli atti di violenza» e sia da sempre impegnato contro l’estremismo e il radicalismo. E su questo fronte la Comunità religiosa islamica italiana sia impegnata da sempre e ora stia diffondendo con ogni mezzo i contenuti del documento di Abu Dhabi.

L’incontro che si è tenuto nel saloncino della parrocchia San Giuliano Eymard si è rivelato così una testimonianza di come sia possibile un dialogo che può poi divenire «simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud e tra tutti coloro che – come si legge nel documento sulla fratellanza firmato ad Abu Dhabi – credono che Dio ci abbia creati per conoscerci, per cooperare tra di noi e per vivere come fratelli che si amano».

Quello stesso abbraccio che 800 anni fa si scambiarono, in epoca di crociate, Francesco d’Assisi e il Sultano d’Egitto al-Malik al-Kamil. Due convertiti che, come ha ricordato don Colzani, hanno scoperto «la contemplazione dell’Amore di Dio». In quell’incontro c’è l’uomo di fede e il rappresentante della comunità civile, ci sono l’Oriente e l’Occidente, ci sono soprattutto due persone che, nel rispetto delle differenze, «lavorano insieme con spirito fraterno».

A introdurre i lavori, moderati da Maria Grazia Licitra, era stato don Salvatore Converso, convinto più che mai della «necessità dell’incontro tra Cristianesimo e Islam» perché «Dio stesso ha permesso l’esistenza di varie religioni». In sala anche il vicario generale, don Roberto Asta, che ha sottolineato l’importanza di «un incontro tra credenti», e gli imam di Comiso, Modica e Scicli.

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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