Renato Meli: “Le parole chiave sono alleanza, comunità, nuovo modello di welfare, formazione di nuove figure professionali, progetti che per essere incisivi devono innescare processi generativi”.
Stimolare la coesione sociale, valorizzare le reti formali ed informali presenti sul territorio allo scopo di sperimentare modelli innovativi di valorizzazione delle competenze professionali per favorire forme dignitose di inclusione lavorativa. E’ questo l’obiettivo del progetto “WE-lab: dal welfare aziendale a quello territoriale” patrocinato dal Comune di Ragusa – Assessorato allo sviluppo di Comunità e promosso dalla Fondazione San Giovanni Battista e dalle cooperative sociali “Speha Fresia”, “Don Puglisi” “Rinart”, “L’Arca”, “ Agire”. “I.R.I.S.” e “Passwork”.
Il progetto fornisce un occasione per riflettere sul welfare italiano e su nuove possibili prospettive di sviluppo.
«L’idea di partecipare all’avviso 42, promosso da FONCOOP – esordisce Renato Meli, presidente della Fondazione san Giovanni Battista – nasce da diverse esigenze emerse dentro l’organizzazione che dirigo. La Fondazione San Giovanni Battista è un’organizzazione che necessitava di un investimento importante in formazione per i propri dipendenti, anche alla luce dei cambiamenti in atto nei nostri territori, per costruire un nuovo modello di intervento mirato sui fabbisogni. La partecipazione al progetto nasce anche dalla necessità di creare nuove figure di accompagnamento all’inclusione attraverso la valorizzazione dei profili esistenti all’interno dell’ente definendo funzioni innovative di mediazione per l’inclusione».
«Per progettare servizi, programmi e interventi prima di tutto bisogna preparare il terreno: analizzare, poi pianificare e solamente dopo agire. La Fondazione con questo progetto promuove lo sviluppo di strategie da attivare per realizzare progetti che siano in linea con gli obiettivi indicati prioritari a livello europeo. Tutti temi che necessitano di una governance anche su base locale utilizzando gli strumenti messi in atto dalla legge. Il terzo settore può giocare un grande ruolo per sensibilizzare le Istituzioni sulle domande che vengono dal basso. Il welfare state italiano continua ad essere in profonda sofferenza. A causa degli scarsi investimenti pubblici in ambito sociale e dei complessi mutamenti socio-demografici in atto, Stato, Regioni e Comuni faticano a rispondere efficacemente alle necessità vecchie e nuove dei cittadini».
We-lab punta sul ruolo sempre più importante di aziende, parti sociali, enti del terzo settore, ma anche su un perimetro di intervento che si amplia attraverso interventi ibridi e inediti.
«Per vincere le sfide sociodemografiche – conclude Meli – il protagonismo dei corpi intermedi deve continuare a rafforzarsi. Infatti il progetto si basa su questo modello attoriale per contaminare modelli nati in uno specifico contesto per poi applicarli a nuovi ambiti. La Fondazione con We-lab intende realizzare una rete stabile ed efficiente per elaborare nuove politiche. Aumentare le capacità del sistema locale di pianificare e di progettare in forma partecipativa non soltanto migliora l’efficacia e l’efficienza delle politiche di sviluppo, ma incrementa anche le possibilità di reperire risorse finanziarie. Ogni organizzazione incorre spesso un rischio che può essere tradotto nella metafora: “per colpa degli alberi non si vede la foresta”, ovvero se troppo schiacciato su un modello si perde di vista l’obiettivo».