Disoccupazione e solitudine nelle paure di una generazione
Sono state pubblicate sul sito diocesano le graduatorie per il Servizio civile universale della Caritas di Ragusa. Sono 45 i giovani selezionati per i quattro progetti che si svolgeranno presso 22 sedi accreditate presenti in sei comuni della diocesi a partire da gennaio 2020. Le domande ricevute dall’ente sono state 105. Nonostante si sia trattato di un bando che prevedeva una selezione, si è instaurato un clima di serenità e di cooperazione tra i ragazzi durante le dinamiche di gruppo, con la disponibilità di tutti a partecipare a un questionario di ricerca che consente di avere un piccolo spaccato del mondo giovanile.
Gli esiti del questionario hanno mostrato che prevale la presenza del sesso femminile tra i candidati (75% delle domande) e che l’età media si è spostata verso il basso (40% nella fascia 18-21 anni). La motivazione prevalente per cui si sceglie di presentare domanda per il servizio civile è “per sentirsi utili agli altri”, indicato come molto o abbastanza importante dal 97% degli intervistati. Questo fa pensare che, nonostante il servizio civile sia visto da molti adulti come una forma di lavoro, per i giovani rimane una scelta in cui contano i valori.
Tra i dati relativi alla partecipazione alla vita sociale e politica spicca il fatto che il 55% degli intervistati dichiara di non aderire ad alcuna forma di associazionismo. Analoga la percentuale di coloro che si dicono disinteressati o delusi dalla politica, tanto che nessuno di loro è iscritto a un partito e la forma di partecipazione politica più frequentata è rappresentata dal voto. Le risposte sulla religione hanno visto un 82% del totale per cui “la religione è abbastanza o molto importante”, ma quando gli intervistati sono stati chiamati a stabilire una gerarchia tra i valori prioritari nella loro vita, l’opzione “Dio/Fede” è stata superata da famiglia, libertà, amore, amicizia, realizzazione personale, cultura, impegno sociale.
Le maggiori preoccupazioni dei giovani sono: la disoccupazione, anche intesa come sfruttamento lavorativo, e la solitudine. Mentre ciò che si augura la maggior parte dei ragazzi è di essere parte attiva dei processi di cambiamento, con processi di innovazione dal basso.
Questi ultimi dati mettono in luce una contraddizione sia rispetto all’aspetto religioso che allo scarso impegno aggregativo e alla poca socializzazione. Perché la religione, pur essendo importante, non si trova tra le prime opzioni? È Dio o la fede praticata ad essere messa in discussione? E attraverso quali strade i giovani si vedono capaci del processo di cambiamento? Esso passa dall’individualismo o da forme di impegno che sfuggono alla nostra percezione? O, forse, il “come” è proprio l’obiettivo da mettere a fuoco da parte del mondo adulto?
Se così fosse i giovani ci chiedono di essere sostenuti e in questa direzione vanno investite le risorse della Chiesa imparando, come ha sostenuto anche papa Francesco, nuove modalità di presenza e di vicinanza.
Francesca Greco
Responsabile Servizio Civile Caritas