Vittoria, la paralisi infinita
A distanza di oltre tre mesi dall’insediamento dell’amministrazione comunale, Vittoria appare sempre più lacerata da giochini politici che però appassionano solo le opposte e più accanite tifoserie. I cittadini, invece, oltre ad essere sempre più disorientati, attendono che si ponga fine a quello che ormai viene definito il “teatrino” dei politici. Il vulnus risiede nel Consiglio comunale. Per stabilire chi è il legittimo presidente, tra Alfredo Vinciguerra della minoranza (che attualmente ricopre il ruolo) e Concetta Fiore della maggioranza, oltre al sequestro dei verbali e delle schede elettorali effettuato dalla Procura della Repubblica, sono stati presentati pure due distinti ricorsi al Tar. Inoltre, sono stati interessati pure la Prefettura e l’assessorato regionale agli Enti locali. Come se non bastasse, contro Vinciguerra piovono querele presentate dal sindaco, dal segretario generale e dai 14 consiglieri di maggioranza. Da parte sua Vinciguerra, in qualità di presidente, ne ha presentata una contro il sindaco Aiello.
La questione è alquanto delicata perché si tratta di capire se nella conta delle schede per l’elezione del presidente ci sia stata una svista, che seppur involontariamente abbia finito con il favorire Vinciguerra che tra l’altro presiedeva i lavori, oppure (come dovrà eventualmente accertare l’indagine in corso) una successiva manomissione. Nell’attesa, i lavori d’aula, però, non procedono perché la maggioranza, di volta in volta, insiste che, tra i punti da trattare, venga inserita la revoca in autotutela dell’elezione del presidente e Vinciguerra che si oppone, facendo una certa fatica a gestire le sedute. Inoltre, non si può non notare come il dibattito in aula, a causa dell’inesperienza di molti consiglieri, sia “monopolizzato” sempre dalle stesse persone, che (forse anche per la diretta facebook) tendono a ribadire gli stessi concetti seppur parole diverse. Come se bastasse ripetersi per far pendere i cittadini da una parte o dall’altra. La paralisi ha finora impedito anche il giuramento del sindaco e la costituzione delle commissioni consiliari, che pure servono per far funzionare la macchina amministrativa.
Chi sperava che con il ritorno degli organismi democraticamente eletti prevalesse l’unità, pur nel differente ruolo di opposizione e maggioranza, e il buonsenso, così da occuparsi a tempo pieno dei tantissimi problemi che assillano il territorio, al momento non può non rimanere deluso. Inoltre, i tre anni di commissariamento straordinario sembrano aver lasciato in eredità una sorta di tecnocrazia contro cui l’amministrazione sembra quasi impotente. A preoccupare è il contesto generale. Forse uno scatto di orgoglio da parte di tutti non sarebbe male, anzi sarebbe sinonimo di maturità e responsabilità. I cittadini non potrebbero che apprezzare.