Cultura don Rino Farruggio canta Giorgio La Pira

Pubblicato il 4 Luglio 2022 | di Mario Cascone

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Giorgio La Pira. Mi abita il futuro – Spiritualità, politica, eutopia

Ancora una volta Rino Farruggio, sacerdote della nostra diocesi, ha partorito un’opera musicale rilevante, sia sul piano melodico che su quello dei testi. Pubblicato anche stavolta dalle edizioni Paoline, quest’ultimo lavoro di Rino Farruggio è dedicato a Giorgio La Pira, il sindaco “santo” di Firenze, nativo di Pozzallo, che negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso scrisse una pagina inebriante di politica intesa come carità in grande, incidendo anche sulla scrittura della carta costituzionale e sullo scenario internazionale: grazie a lui, infatti, Firenze divenne un crocevia di incontro dei popoli del mondo.

Negli undici brani che compongono il cd, intitolato “Giorgio La Pira. Mi abita il futuro”, il nostro Rino mette in evidenza soprattutto la spiritualità di La Pira, che attinge alla vergine Maria (le “Madonne fiorentine”) e a Franceso d’Assisi, passando per un amore del silenzio, che non è assenza di parola, ma atteggiamento di ascolto, attraverso cui l’uomo politico La Pira accoglie le ispirazioni che vengono dall’Alto. Ispirazioni che hanno il sapore dell’utopia, intesa non come qualcosa che non può avere luogo, ma come un sogno che, grazie alla fede e alla forza delle idee, diventa “eutopia”, ossia un luogo in cui si realizza il bene. All’apparenza la politica lapiriana può sembrare come quella fantasiosa e sognante dei “cavalieri dell’Apocalisse”, ma in realtà essa esprime tutta la concretezza di un cristiano, che non separa l’azione dalla fede, ma sa coniugare sapientemente la mistica di chi conduce una vita quasi monastica con la laicità di chi vive immerso nelle intricate vicende del mondo e cerca di costruire il bene comune, ponendosi con carità e realismo al servizio della gente, e soprattutto dei poveri.

In due brani, dedicati all’Italia degli anni ’50 e a Firenze, Farruggio tratteggia lo scenario culturale e territoriale in cui si esprime l’azione politica del “sindaco senza cappotto”, il quale per l’appunto non esita a donare il suo soprabito ad un povero infreddolito, incontrato mentre si stava recando alla riunione del consiglio comunale. Lo scenario prospettato da Rino è quello di un’Italia che vive il fervore della ricostruzione dopo la guerra, in un clima di sostanziale ottimismo, nel quale emergono figure politiche di rilievo, come appunto quella di La Pira, ma anche di Aldo Moro.

Degno di nota è, infine, un brano intitolato “Migrantes”, che Rino Farruggio dedica ovviamente al La Pira, che dalla Sicilia emigra verso Firenze, ma anche al dramma dei migranti che oggi cercano disperatamente di giungere in luoghi più sicuri e ospitali. Eseguito in lingua siciliana, questo canto si segnala per una musicalità raffinata e struggente, che fa quasi sentire l’odore “di lu balicu e lu meli, lu mali d’africa e u caluri”.

Un grazie di vero cuore al confratello e amico Rino Farruggio, che ancora una volta ha saputo realizzare un’opera di grande spessore musicale e culturale, che si presta non solo alla realizzazione teatrale, ma anche alla nuova evangelizzazione, così come viene prospettata da Papa Francesco, il quale sogna una Chiesa in uscita.

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Autore

Sacerdote dal 1981, attualmente Parroco della Chiesa S. Cuore di Gesù a Vittoria, docente di Teologia Morale allo studio Teologico "San Paolo" di Catania e all'Istituto Teologico Ibleo "S. Giovanni Battista" di Ragusa, autore di numerose pubblicazioni e direttore responsabile di "insieme".



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