Padre Sebastiano Amato «In Congo nel cuore dell’Africa»
Nel mese di ottobre, la Chiesa vive un importante momento dell’anno, ricco di animazione missionaria e di sensibilizzazione delle comunità cristiane per sostenere con la preghiera, la formazione e anche economicamente le Pontificie Opere Missionarie e creare tra tutti i popoli uno spirito forte di solidarietà e di fraternità.
A tal proposito abbiamo raccolto la testimonianza di padre Sebastiano Amato da Monterosso Almo, missionario saveriano da quarantanove anni, la maggior parte dei quali trascorsi in Congo nel cuore dell’Africa.
«Da sempre ho vissuto il mese di ottobre come mese impegnato per le missioni, ma questo mese è diventato ancora più importante a causa di alcuni avvenimenti riguardanti la mia missione. Durante gli anni in cui ero a Bukavu e servivo la Chiesa come economo, ho dovuto gestire la morte di tre vescovi deceduti sempre a ottobre. Ho vissuto l’occupazione militare nell’ottobre del 1996 di Bukavu nella Repubblica Democratica del Congo da parte dell’esercito ruandese, nel corso della quale è stato ucciso l’arcivescovo Cristophe Munzihirwa. Il giorno dell’agguato avrei dovuto essere accanto a lui ma nella mattinata i soldati mi avevano rubato la macchina e non avevo potuto partecipare a quell’incontro. Sempre a ottobre di quello stesso anno si era verificato un altro avvenimento molto doloroso, la morte del nostro confratello diocesano e missionario padre Giovanni Tumino che non arrivò mai a Bukavu, dove lo aspettavamo, perché l’aereo che lo trasportava precipitò nella foresta dove lo ritrovammo dopo alcuni giorni di ricerca e nonostante i continui bombardamenti di una guerra già vicina. A ottobre del 2000 avevo accompagnato a Roma il nuovo vescovo Emmanuel Kataliko che aveva sostituito quello ucciso. Mons. Kataliko aveva vissuto un periodo di esilio forzato imposto dalle forze ruandesi che gli avevano concesso di ritornare a Bukavu e di recarsi dal Papa in visita ad limina. Ma al termine di una conferenza con i vescovi africani nella quale li aveva esortato a non tacere sulle sofferenze della propria gente, Mons. Katliko avvertì un malore e morì e ne ho dovuto riportare il corpo a Bukavu. Si pensa – precisa Padre Amato – sia stato avvelenato. Il 9 ottobre del 2005 il nuovo arcivescovo Charles Kambale Mbogha muore in seguito a un ictus celebrale che qualche anno prima ne aveva minato la salute».
Sono tanti i ricordi e le esperienze che padre Amato racconta con una invidiabile lucidità accompagnata dall’emozione e dalla passione di chi ha vissuto momenti fuori dal comune. Come durante il periodo dell’occupazione ruandese, quando i militari entravano nelle case e si sentivano le sventagliate dei kalashnikov che uccidevano tutti a cui seguivano i saccheggi.
«Durante una di questi raid – racconta padre Amato – i colpi erano così vicini che eravamo certi stesse arrivando la nostra ora, evenienza alla quale ci preparammo rinnovando nella piena disponibilità il dono totale di noi stessi e mettendoci vicino al cancello ad aspettare i militari che dopo aver bussato invece ci salutarono e passarono oltre. Dopo la morte dei vescovi e di padre Tumino mi sono accorto che anche io ero pronto a dare la mia vita senza il minimo dubbio. Ora da due anni mi trovo nel cuore della foresta, nella diocesi di Kindu, dove i Saveriani siamo già presenti da dieci anni e abbiamo ristrutturato un grande centro di animazione giovanile. Il nuovo vescovo monsignor Francois Abeli Mutchapa con il quale abbiamo buonissimi rapporti di collaborazione, ci ha affidato la fondazione di una nuova missione nella periferia di Kindu dove continua il fenomeno di urbanizzazione incontrollata di famiglie che lasciano la foresta per trasferirsi in città. La nuova parrocchia è intitolata a San Giovanni Paolo II. Abbiamo già cominciato ad organizzare i pochi cristiani provenienti da altre parrocchie, in questa nuova zona sono infatti presenti soprattutto musulmani o pagani, ed essendo una nuova missione c’è proprio da fare tutto ma i risultati non mancano. La sala che stiamo utilizzando per le messe domenicali si riempie sempre di più. Sono presenti anche le corali che animano le liturgie e le donne cattoliche ci aiutano in diversi settori della carità fraterna. Abbiamo anche comprato un terreno dove potere costruire la nuova chiesa parrocchiale e al mio ritorno in Congo speriamo di cominciarne la costruzione. Per questo ringrazio i tanti che stanno contribuendo in modo concreto a finanziare quest’opera. A qualche chilometro dalla città, nella foresta, abbiamo cominciato delle piccole attività di autofinanziamento comprando qualche terreno dove coltiviamo noci di palme per produrre l’olio, mais, manioca, e altri alimenti. Ho portato con me molti sementi per poter sperimentare nuove colture. Questo ci dà l’occasione di poter incontrare altra gente e farci conoscere come missionari. In questa zona stiamo anche costruendo una scuola elementare che ha già cominciato a funzionare in una costruzione provvisoria».