Cultura

Pubblicato il 24 Ottobre 2024 | di Alessandro Bongiorno

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Il terzo sogno di San Giuseppe nell’opera di Michele Digrandi

C’è anche il ragusano Michele Digrandi tra gli artisti invitati a esporre a Caltanissetta alla mostra d’arte sacra contemporanea “I sogni di San Giuseppe”. L’esposizione, inaugurata dal Vescovo di Caltanissetta monsignor Mario Russotto, è ospitata alla Galleria civica di palazzo Moncada. La rassegna riunisce 52 artisti, provenienti ed attivi in diverse regioni del territorio italiano, che col loro contributo testimoniano come ancora oggi l’arte sacra continui ad essere oggetto di attenzione e riferimento, quale anche espressioni di fede e di religiosità che ci legano al Vangelo, e in modo particolare al mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio. Alla santità discreta di Giuseppe si sono ispirati generazioni di artisti che, nell’ampio panorama iconografico del sacro, lo hanno raffigurato innumerevoli volte e spesso in riferimento a “I quattro Sogni “di cui l’evangelista Matteo ci parla. Si evidenzia nei Vangeli canonici, infatti, come Giuseppe è l’uomo silenzioso a cui il Signore rivela i suoi disegni durante il sonno.

La mostra vede la cura di Atanasio Giuseppe Elia, il coordinamento di don Angelo Spilla, il contributo del critico d’arte professor Diego Gulizia, e dello storico professor Luigi Bontà, in collaborazione con la Diocesi nissena, il Comune e la Pro Loco di Caltanissetta.

Michele Digrandi ha proposto una sua interpretazione del terzo sogno di San Giuseppe. Qui l’Angelo gli rivela che sono morti quelli che volevano uccidere il Bambino e gli ordina di partire con Maria e Gesù e ritornare in patria. Su quest’opera riportiamo l’analisi critica ed emozionale di Giovanni Scifo.

«Colpisce immergendosi nella osservazione del quadro di Michele Digrandi la gioiosità acclamata dal sorriso aperto dei personaggi effigiati, tanto i componenti della Sacra famiglia che lo stesso Angelo, cui Dio ha affidato – per la terza volta – il compito di comparire in sogno a San Giuseppe per dirgli di riprendere il cammino di ritorno verso casa. Alla fiducia e pazienza che è l’approccio ordinario con cui Giuseppe ha accolto in passato il messaggero divino, l’autore ha voluto sottolineare lo stato di letizia del Santo che ieri fuggiasco perché perseguitato può ora iniziare il pellegrinaggio per rientrare nella sua terra. La dolorosa attesa si trasforma in felice ripresa della vita familiare traumaticamente interrotta. E credo si possa dire che Michele con la sua ispirazione creativa abbia voluto offrire anche una iconica rappresentazione del senso ultimo della sequela di Cristo che attraverso il mistero dalla croce giunge al traguardo della luce. La luminosità degli sguardi, la luce degli occhi sono allora la condizione di beatitudine che segna l’approdo di chi si è affidato totalmente alla chiamata di Dio. La religione cristiana è una esperienza di gioia e non solo di dolore. È un messaggio di speranza che non si legge come dolore che non si arrende, ma che si sublima nella bellezza, come belli sono i volti dei protagonisti della tela di Michele. Ed allora mi sembra di poter tradurre il quadro di Michele in un inno alla luce. Quella luce di cui abbiamo bisogno per vincere la notte… per dare vita alla bellezza e bellezza alla vita».

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Autore

Giornalista, redattore della Gazzetta del Sud e condirettore di Insieme. Già presidente del gruppo Fuci di Ragusa, è laureato in Scienze politiche.



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