Pubblicato il 6 Febbraio 2017 | di Redazione
0Finestra per una “nuova” Storia
Si dice che la storia sia stata scritta dai vincitori.
Che sapore avrebbe, invece, la Storia raccontata da chi l’ha veramente fatta, giorno dopo giorno?
Ricostruire la memoria collettiva tramite ricerche, ricordi e documenti, attraverso la partecipazione di tutti è la missione dell’Archivio degli Iblei, un progetto ideato da Chiara Ottaviano, divenuto poi Associazione.
“La storia definita ufficiale – spiega la dott.ssa Ottaviano – spesso si confonde con la storia politica, quella studiata sui banchi di scuola, fatta di date a memoria, nomi di battaglie e generali. La ricerca storica da tempo è anche storia sociale e storia materiale, storia delle mentalità e non solo storia delle idee”
La vita nel ragusano tra il XX e il XXI secolo diventa dunque una scoperta illimitata che spazia dai conflitti mondiali al lavoro nelle campagne, dai mestieri artigianali alla politica, agli eventi memorabili della comunità. L’obiettivo è combattere l’indifferenza alla storia, ridurre il divario tra la ricerca storiografica e la memoria familiare, con un’attenzione speciale a tutte le voci narranti. L’Archivio coinvolge collezionisti e appassionati, insegnanti e studenti, persone con molta o con pochissima istruzione: la partecipazione è infatti aperta indistintamente a tutti i livelli, perché tutti hanno storie da raccontare e informazioni da condividere.
“È spesso emozionate anche per me – dice la dott.ssa Ottaviano – vedere la gratificazione di chi mette a disposizione i propri ricordi e le fotografie di famiglie, scoprendo che quelle storie e quei documenti, pubblicati sul sito dell’Archivio e magari prima condivisi nel gruppo social, possono avere un significato anche per gli altri, acquisendo così un inaspettato nuovo valore”
L’Archivio gode di un nutrito gruppo Facebook (parliamo di quasi 3 mila membri), animato da molte fotografie, sia storiche sia realizzate per prender parte ai percorsi dedicati alla lettura del paesaggio (come nel caso delle ville rurali, delle fortificazioni della 2° guerra mondiale, delle nivere).
La ricostruzione del puzzle lungo la linea temporale permette un passaggio di memoria tra chi la trasmette e chi la recepisce. La storia diventa quindi bene comune e non più individuale.
Il crowdsourcing (ovvero la partecipazione al progetto attraverso la condivisione di documenti e informazioni) è anche alla base degli eventi di public history, come l’appuntamento teatrale Oltre il fronte: La grande guerra e i paesi iblei – messo in scena all’ex cinema Ideal lo scorso dicembre e giunto alla seconda edizione- incentrato quasi interamente su documentazione privata raccolta nei paesi iblei. L’evento è stato tappa conclusiva dei Laboratori di Storia, finanziati dall’amministrazione comunale, che hanno condotto studenti e docenti verso una riflessione storiografica nuova, riscuotendo una popolarità inaspettata e diffondendo un riscoperto fascino per la materia storia.
Biografie di familiari lontani hanno ripreso vita, intrecciando le storie di persone qualunque a quelle di migliaia di altri uomini e donne i cui destini sono coincisi con l’evento con cui si è inaugurata la nostra contemporaneità.