In cammino con lo zaino in spalla imparando a sognare in grande
Lo scorso 11 e 12 agosto si è tenuto a Roma l’incontro dei giovani italiani con papa Francesco, in vista del sinodo dei vescovi. Circa 40 siamo stati i giovani provenienti dalla diocesi di Ragusa e giunti nella capitale percorrendo in pellegrinaggio la via Francigena per circa 100 chilometri, partendo da Viterbo e facendo tappa anche a Vetralla, Sutri, Campagnano di Roma e La Storta.
Il pellegrinaggio è stato un momento di intensa spiritualità, preghiera, riflessione sulla propria vita e fraternità, in cui si è potuto sperimentare come “la strada rende compagni”. Ci siamo infatti ritrovati insieme tanti giovani diversi per cammini di vita, età ed esperienza, dai seminaristi agli scout del Vittoria 1 ai giovani delle parrocchie.
Camminando insieme la diversità di esperienze e di vissuti si è rivelata una grande ricchezza che ha agevolato un fecondo scambio di testimonianze e ha costruito una comunità di amici e fratelli che ogni giorno si è amalgamata sempre di più.
Il percorso della via Francigena è molto vario. In alcuni tratti si è sperimentata la fatica di camminare a piedi, portando lo zaino pesante sulle spalle.
In queste strade abbiamo potuto riflettere come anche il cammino della vita a volte sia in salita e in discesa, spesso difficile e impervio, con lo zaino pesante dei nostri problemi quotidiani sulle spalle, soprattutto se percorso da soli.
La sfida sta proprio nel camminare insieme, con la coscienza che non è il tanto agognato raggiungimento della meta a cambiare la vita del pellegrino, quanto il cammino stesso percorso insieme come popolo di Dio.
Mentre la frenesia della nostra società attuale ci stimola a correre, a recuperare ogni minuto perso senza guardarci attorno, la via Francigena anacronisticamente fa “perdere tempo”, perché fa sorgere la necessità di fermarsi a riposare nei pressi della prima fontanella d’acqua che si incontra.
Ecco come il viaggio diventa un’occasione per fermarsi, scrutare se stessi, fare una accurata riflessione sulla propria vita e imparare a conoscersi, oltre che contemplare la natura e gli splendidi paesaggi.
Giunti a Roma, il Santo Padre ci ha confermati nella fede e nello sforzo di vivere una vita cristiana autentica da discepoli di Gesù. Nell’incontro tenutosi al Circo Massimo, ci ha esortato a non perdere la capacità di sognare, perché un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato.
I sogni tengono il nostro sguardo largo, possono segnare un cammino diverso per l’umanità. I sogni grandi per restare tali, hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, di un Infinito che soffia dentro e li dilata, altrimenti possono diventare miraggi o delirio di onnipotenza.
Ci ha esortato a mettere al primo posto il vero amore imparando a non confonderlo con un facile entusiasmo. Dobbiamo inoltre vivere il nostro essere cristiani dando testimonianza, uscendo da noi stessi, dalle nostre chiusure, dalle nostre formalità, capaci di stare in silenzio e imparando ad ascoltare le sofferenze e i problemi degli altri.
Siamo tornati nella nostra diocesi, forti dell’impegno preso di testimoniare ai coetanei e alle persone che incontriamo la gioia della fraternità e della comunione sperimentata nei giorni del pellegrinaggio e dell’incontro con papa Francesco.
Gianmarco Barrano