Il senso religioso di don Giussani
Il senso religioso, di Luigi Giussani, presentato a Milano il 2 maggio scorso in collegamento con decine di sedi in Italia (a Ragusa presso il Centro Commerciare Culturale di via Matteotti) e all’estero, è un long seller, giunto oramai alla 21esima edizione per Rizzoli.
Il volume racchiude il nucleo fondamentale del pensiero che ha dato vita all’avventura educativa nella quale il fondatore di Comunione e Liberazione ha coinvolto generazioni di giovani di tutti i continenti. Prendendo a prestito la celebre definizione di “classico” di Italo Calvino, si potrebbe definire Il senso religioso un classico dello spirito umano, «un libro –cioè– che non ha finito di dire quello che ha da dire».
Il testo di don Giussani, scrive Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, nella prefazione all’ultima edizione dell’opera «non è un libro a uso esclusivo di […] cristiani o per i credenti. È un libro per tutti gli uomini che prendono sul serio la propria umanità».
Il titolo non tragga dunque in inganno, a tema non è la fede, bensì la ragione. «La ragione –afferma infatti l’autore– è ciò che ci definisce come uomini, Perciò dobbiamo avere la passione per la ragionevolezza; è questa passione il filo conduttore del discorso che faremo».
Attraverso pagine densissime, con la freschezza del dialogo intessuto con gli studenti dell’Università Cattolica di Milano tra il 1978 e il 1985, si dipana l’«osservazione intera, appassionata, insistente» di quel fatto concreto che è la vita. Così come un “fatto” è il senso religioso stesso. Sottraendosi a ogni riduzione, parlando del senso religioso, Giussani afferma «che proprio di un fatto si tratta, anzi del fatto statisticamente più diffuso nell’attività umana». La domanda in cui il senso religioso di ogni uomo e di ogni donna si condensa infatti è: «che senso ha tutto?».
La proposta di don Giussani si delinea come un’indagine esistenziale in cui i criteri per stabilirne la verità sono reperibili nell’esperienza di ciascuno. «Io non voglio convincervi delle mie idee – precisava spesso all’inizio delle sue lezioni – ma darvi un metodo perché voi possiate conoscere nella vostra esperienza la verità di quello che io, o gli altri insegnanti, vi diciamo». E il metodo scaturisce dal paragone tra la vita e quelle che il testo chiama “esigenze originali”. L’uomo di ogni latitudine e di ogni tempo è infatti “esigenza di felicità, di verità, di giustizia”. Tali esigenze o “evidenze”, sono presenti in noi prima ancora che ne siamo consapevoli e con esse «la natura ci butta nell’universale paragone con tutto».
A partire da questa posizione di apertura al mistero che la realtà è, nella tensione inesausta e mai conclusa ad abbracciarne la totalità dei fattori che la compongono, la ragione riprende il largo oltre le colonne d’Ercole all’interno delle quali il razionalismo asfittico della modernità l’ha costretta.
Nell’epoca dell’incertezza, Il senso religioso segna il cammino di un’amicizia tra l’uomo e la realtà, tra la fede e la ragione. «La formula dell’itinerario al significato ultimo della realtà qual è? –chiede Giussani suggerendo implicitamente una distinzione che supera quella tra credenti e no e lancia un’alleanza tra quanti, andando controcorrente, si struggono nella ricerca di un significato – Vivere intensamente il reale». Insieme.