Società

Pubblicato il 2 Aprile 2024 | di Vito Piruzza

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Palestinesi ed israeliani solo vittime

Hamas va punito? Sì! Ciò che è stato perpetrato il 7 ottobre è un attacco terroristico senza attenuanti. E il fatto che continui a tenere ostaggi sequestrati in quel raid è inqualificabile.

Hamas compie crimini di guerra? Sì! Utilizzare scuole ed ospedali per scavarvi tunnel per nascondersi trasformando bambini e malati in scudi umani è vergognoso e vigliacco.

Ma questo può giustificare tutto? Qual è il limite della giustizia?

Il Vecchio Testamento ci narra di due città di peccatori: Sodoma e Gomorra.

Due città che alla fine Dio fa distruggere, ma prima di questa distruzione Abramo discute con Dio sul senso della giustizia e ottiene da Lui la promessa che se in quelle città abitano anche solo dieci giusti le risparmierà per rispetto di essi.

E anche quando Dio decide di distruggerle, perché verifica che neanche quella condizione minima esiste, comunque permette a Lot e alla sua famiglia di fuggire prima della catastrofe.

Io non sono un teologo, e non voglio invadere un campo che non mi appartiene, ma il significato di questa pagina della Bibbia mi sembra abbastanza chiaro.

Fare giustizia impone di punire solo i colpevoli e non colpire alla cieca coinvolgendo degli innocenti.

La reazione di Israele che ha prodotto 30.000 morti per la maggior parte civili non combattenti è da considerare anch’essa criminosa; donne, anziani, bambini prima sfollati verso sud per evitare i bombardamenti e adesso stipati in un “cul de sac” senza possibilità di fuga, senza possibilità di cure e senza rifornimenti al punto di morire di fame e di sete costituiscono un insulto al senso di umanità che interpella tutti noi.

Qualcuno dirà che i cittadini di Gaza pagano la colpa di essersi scelti Hamas come rappresentanti, ma io non credo che sia giusto questo ragionamento, così come non credo si estenda a tutti i cittadini di Israele la condanna che inesorabilmente colpisce il governo Netanyauh, e men che meno agli Ebrei sparsi nel mondo.

Il rapporto tra i popoli e le elites che li “gestiscono” non credo che possa essere considerato così strettamente biunivoco da estendere automaticamente ai popoli la condanna di chi li governa; e quando questo avviene secondo me è frutto di una semplificazione eccessiva ed ingiusta.

E questo anche se la rappresentanza viene effettuata con sistemi democratici, perché esiste sempre uno iato tra la volontà espressa nelle urne e il comportamento dei governanti, e la prova sono le proteste contro il governo di Netanyauh sia in Israele sia anche tra gli Ebrei che vivono fuori.

Penso che sia il popolo palestinese che quello israeliano siano entrambi “vittime” degli opposti estremismi espressi dai loro dirigenti; i popoli naturalmente aspirano alla pace, e nessuna donna mette al mondo un figlio per immolarlo all’odio se ha la possibilità di vederlo crescere e invecchiare in pace.

Pace che però può essere figlia solo della giustizia e che viene minata dall’arroganza e dal sopruso come avviene per esempio con le autorizzazioni dell’insediamento di nuovi coloni in territorio palestinese che continuano ad essere rilasciati.


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