Pubblicato il 3 Ottobre 2018 | di Redazione
0La benedizione del Papa ai cristiani del sorriso
Dalla visita a Piazza Armerina e Palermo un segnale di vicinanza e l’invito a seminare bene e speranza in una Sicilia che ha bisogno di convertirsi.
Abbandonare il male e convertirsi al sorriso non avendo paura di «sognare in grande» e «sporcarsi le mani». Non è facile condensare il messaggio che Papa Francesco ha voluto mandare dalla Sicilia a tutti i cristiani e agli uomini di buona volontà.
Ha scelto Piazza Armerina e Palermo, nel giorno del 25° anniversario dell’uccisione del beato Pino Puglisi, per far risuonare il monito di Giovanni Paolo II cui di recente ha fatto eco la lettera dei vescovi siciliani. L’invito alla conversione è diretto ai mafiosi, che chiama per ben due volte «fratelli e sorelle», e ha i toni di una preghiera («Ai mafiosi dico: cambiate, fratelli e sorelle! Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo, cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte»).
Poi il messaggio si estende a tutti e assume la forma di un insegnamento quasi da catechismo: «Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione. Abbiamo bisogno di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Se la litania mafiosa è: ‘‘Tu non sai chi sono io’’, quella cristiana è: ‘‘Io ho bisogno di te’’. Se la minaccia mafiosa è: ‘‘Tu me la pagherai’’, la preghiera cristiana è: ‘‘Signore, aiutami ad amare’’».
Per convertirsi al sorriso può aiutarci la testimonianza del beato don Pino Puglisi che non «si accontentava di non far nulla di male, ma seminava il bene, tanto bene». Il suo sorriso («che non fece dormire di notte il suo uccisore») è l’emblema della conversione. Anche e soprattutto in una terra difficile come la Sicilia nella quale la testimonianza a volte assume anche i caratteri dell’eroismo e della santità.
Un sorriso che il Papa vorrebbe vedere sui volti di tutti i cristiani e, ancora di più, dei sacerdoti: «Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso, di cristiani del sorriso, non perché prendono le cose alla leggera, ma perché sono ricchi soltanto della gioia di Dio, perché credono nell’amore e vivono per servire». Nel discorso al clero nella cattedrale di Palermo, dopo aver pregato sulla tomba di don Pino Puglisi, Papa Francesco si è soffermato ancora sul ministero sacerdotale attraverso tre verbi mutuati dalla testimonianza del beato: «celebrare, accompagnare, testimoniare».
Tre verbi che hanno scandito il giorno intenso vissuto tra Piazza Armerina e Palermo. Il Papa ha celebrato, ha accompagnato la Sicilia e la sua Chiesa verso gli orizzonti evangelici, ha dato testimonianza concreta, consumando, ad esempio, il pasto insieme agli operatori e ai poveri della missione ‘‘Speranza e Carità’’ di Biagio Conte.
L’ultima tappa è stata con i giovani siciliani. Anche per loro parole che riecheggiano ancora: «La vita non si spiega, si vive» perché spetta proprio ai giovani «sognare in grande» e «sporcarsi le mani». Per ridare speranza alla Sicilia.