Pubblicato il 15 Aprile 2020 | di Agenzia Sir
0Papa Francesco a Bari: «La guerra è follia, l’amore unico estremismo dei cristiani»
«La guerra è contraria alla ragione». Da Bari il Papa ha esortato i vescovi del Mediterraneo ad «agire come instancabili operatori di pace», in un’area «insidiata da tanti focolai di instabilità e di guerra. La guerra «è un’autentica follia – il monito di Francesco – perché è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche. È una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare». Guardare al Mediterraneo, «già divenuto un cimitero, come a un posto di futura resurrezione di tutta l’area», il mandato finale a braccio. Ai fedeli salutati sul sagrato della basilica, l’invito a pregare sempre, «nei momenti brutti si prega di più». Nell’omelia della messa celebrata in corso Vittorio Emanuele, a cui hanno partecipato 40mila persone, il Papa ha ricordato che «l’unico estremismo dei cristiani è quello dell’amore».
Dalla basilica di San Nicola il Papa spiega che «il fine ultimo di ogni società umana rimane la pace, tanto che si può ribadire che non c’è alternativa alla pace, per nessuno», perché la guerra è «il fallimento di ogni progetto umano e divino: basta visitare un paesaggio o una città, teatri di un conflitto, per accorgersi come, a causa dell’odio, il giardino si trasformi in una terra desolata e inospitale e il paradiso terrestre in un inferno».
Poi un concetto più volte ribadito: «La costruzione della pace ha come presupposto indispensabile la giustizia». L’antidoto alle disuguaglianze sono «le innumerevoli opere di carità, di educazione e di formazione attuate dalle comunità cristiane» e «lasciarsi guidare dalle attese della povera gente» è il criterio per «perseguire il bene comune», coniato da Giorgio La Pira e fatto proprio dal Santo Padre.
Il fenomeno migratorio, «con le sue dinamiche epocali, segnerà profondamente la regione mediterranea, per cui gli Stati e le stesse comunità religiose non possono farsi trovare impreparati». È l’appello del Papa rivolto non solo ai Paesi attraversati dai flussi migratori o a quelli di destinazione finale, ma anche ai Governi e alle Chiese degli Stati di provenienza dei migranti, che «con la partenza di tanti giovani vedono depauperarsi il loro futuro». «Tra coloro che nell’area del Mediterraneo più faticano, vi sono quanti fuggono dalla guerra o lasciano la loro terra in cerca di una vita degna dell’uomo», fa notare Francesco: «Il numero di questi fratelli – costretti ad abbandonare affetti e patria e ad esporsi a condizioni di estrema precarietà – è andato aumentando a causa dell’incremento dei conflitti e delle drammatiche condizioni climatiche e ambientali di zone sempre più ampie», e incontra troppo spesso indifferenza e rifiuto.
«Si fa strada un senso di paura che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un’invasione», la denuncia. «Non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie», l’appello per l’accoglienza, «processo non facile» ma che è «impensabile poterlo affrontare innalzando muri».
M.Michela Nicolais